Chiesa e migrazione forzate. Card. Vegliò: cosa facciamo per Gesù straniero tra noi?
“Accogliere Cristo nei rifugiati e nelle persone forzatamente sradicate”. Il titolo
del documento al centro dei lavori della XX Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio
per i migranti e gli itineranti, che si conclude domani nel Palazzo San Calisto in
Vaticano, presenti relatori di istituzioni ecclesiali, governative e non, esperti
ed operatori umanitari di tutto il mondo. Il servizio di Roberta Gisotti:
Gesù Cristo,
"straniero in mezzo a noi", deve interpellare il nostro essere e agire da cristiani,
ha premesso il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontifico Consiglio
per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti. “La presenza e la sofferenza di
persone forzatamente sradicate – ha detto – sono una sfida per la nostra fede”. Papa
Francesco, all’udienza generale del 24 aprile scorso, ci ha sollecitati: “Cosa facciamo
per loro?”. Sono infatti cambiati gli scenari migratori: anni fa, la differenza tra
migrazione volontaria e involontaria era più definita. Oggi è “vaga”, a volte “controversa”
“contestata”, e dunque, ha sottolineato il porporato, bisogna capire e mettere in
atto le risposte necessarie.
Da un lato, si è allargato il mandato delle agenzie
Onu e di altri organismi specializzati per assistere almeno 100 milioni di persone
che si stima abbiano lasciato a malincuore le loro case e si trovino in esilio. D’altro
lato, la presenza di questi esuli forzatamente sradicati è vista come un problema
dalla comunità internazionale e dai governi dei Paesi, dove le opinioni pubbliche
tendono a chiudersi nei propri egoismi “minacciando gli spazi di protezione” per migranti,
rifugiati, sfollati, vittime della tratta internazionale, sfruttati nel lavoro, nella
prostituzione, nomadi e rom, studenti esteri.
Tra i relatori della mattina,
Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), si è soffermato
sulle migrazioni forzate tra Africa ed Europa, sollecitando “nuove politiche” per
“l’arrivo legale e protetto di rifugiati e persone in cerca di protezione”. Hein ha
caldeggiato la possibilità che le persone forzate ad abbandonare il loro Paese possano
presentare richiesta di protezione - prima ancora di raggiungere le frontiere - alle
sedi diplomatiche all’estero. Una proposta in tal senso è attesa quest’anno dalla
Commissione europea.