2013-05-21 15:20:20

Vertice Cina-India: prospettiva di scambi commerciali per 100 miliardi di dollari


“Rafforzamento del dialogo e cooperazione bilaterale”: Cina e India sintetizzano così la nuova strategia di rapporti che prende il via dal colloquio, a New Delhi, tra il premier cinese, Li Keqiang, e l’omologo indiano, Manmohan Sigh. Quella in India è la prima visita all’estero del nuovo primo ministro cinese. Il vertice si è concluso con la firma di una dichiarazione in cui si sostiene che “esiste spazio per lo sviluppo di India e Cina” e che “il mondo ha bisogno della crescita di entrambi i Paesi”. Si parla di un possibile interscambio, nel 2015, di 100 miliardi di dollari rispetto ai 66,5 miliardi del 2012. Di problematiche aperte e di potenzialità a livello interno e sul piano globale, Fausta Speranza ha parlato con Giovanni Ferri, docente di economia all’Università Lumsa: RealAudioMP3

R. – Sono due le questioni principali. Una è quella di governare le risorse scarse, in primo luogo l’acqua. Naturalmente l’acqua è una risorsa particolarmente strategica già oggi e lo sarà ancora di più nel futuro. Sappiamo che ci sono ampie zone desertiche in Cina, che non sono lontane dal confine con l’India, e sappiamo che ci sono zone desertiche in India. Insomma, il problema dell’acqua è un problema importante. L’altra questione è come si possano parlare in maniera complementare invece che di conflitto e di concorrenza gli apparati produttivi della Cina e dell’India. In Cina abbiamo una produzione soprattutto manifatturiera. L’India invece ha sì un apparato manifatturiero, ma è più forte nei servizi, e nell’ambito manifatturiero è forte nella manifattura legata alle nuove tecnologie, in un’area contigua a quella dei servizi.

D. – La prima strategia, quindi, è creare un interscambio a livello economico?

R. – Esatto, per ora è un “memorandum of understanding”, quindi è una dichiarazione di intenzione. Sapendo che i cinesi fanno sul serio e non si mettono a perdere tempo probabilmente c’è un’intenzione vera.

D. – Considerando che se Delhi e Pechino riuniscono le forze si parla del 40 per cento della popolazione mondiale, allora diciamo una parola anche sul significato globale e strategico?

R. – Il significato globale e strategico c’è, non solo per la dimensione di questi due Paesi, ma anche perché il futuro degli equilibri globali si gioca su un equilibrio multipolare, in cui l’Europa e anche gli Stati Uniti dovranno abituarsi ad essere partecipanti ad un tavolo più importante, più ampio, dove saranno rappresentati anche gli altri. Se c’è un colloquio bilaterale tra due che sono i principali protagonisti - in termini di dimensione di popolazione e, probabilmente, diventeranno due dei principali protagonisti anche in termini di importanza economica tra qualche anno - se questo dialogo c’è, è una cosa che fa bene all’intero tavolo, dove si siedono gli attori della governance multilaterale, della governance globale.

D. – Lo sguardo allargato fa bene alla comunità internazionale, ma nell’immediato dà un po’ fastidio in particolare agli Stati Uniti...

R. – Penso di sì, penso che possa dare fastidio, perché gli Stati Uniti naturalmente hanno qualche difficoltà ad accettare un ridimensionamento del loro ruolo. Questo ridimensionamento è nei fatti. Nel momento in cui si reinseriscono a livello globale i due grandi attori - India e Cina - conteranno di più. E questo - se ci ricordiamo bene – è stato sancito nel momento in cui, al colmo della crisi, nel 2008, non si è convocato il G8 ma si è convocato il G20, in modo da avere allo stesso tavolo anche gli emergenti, ivi inclusi i più importanti di tutti: la Cina e l’India.








All the contents on this site are copyrighted ©.