Plenaria migranti. Il card. Vegliò: Papa molto preoccupato per la crisi in Siria
Apre oggi in Vaticano, a Palazzo San Calisto, la 20.ma Plenaria del Pontificio Consiglio
della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti dedicata al tema “La sollecitudine
pastorale della Chiesa nel contesto delle migrazioni forzate”. Scopo della riflessione
- che si svilupperà fino a venerdì prossimo - sarà analizzare e promuovere la cura
pastorale del fenomeno dei rifugiati e delle persone che si trovano nella mobilità
forzata e i cui diritti umani sono violati in tutto il mondo, invitando la comunità
internazionale a non sottovalutarlo. Situazioni drammatiche nelle quali, come ha ricordato
Papa Francesco, la chiesa deve far sentire la sua presenza di tenerezza. Sui motivi
che hanno determinato la scelta di questo tema Fabio Colagrande ha intervistato
il card. Antonio Maria Vegliò, presidente del dicastero vaticano della pastorale
per i migranti:
R. - In questo
momento, suscita particolare apprensione quanto sta avvenendo in Siria. Me ne ha parlato
il Santo Padre, Francesco, esprimendomi la sua grande preoccupazione. Ogni giorno
migliaia e migliaia di persone fuggono dal Paese. Attualmente, più di un milione e
400 mila rifugiati sono riparati nelle nazioni circostanti, soprattutto Libano e Giordania,
mentre programmi di sostegno sono solo in parte finanziati dalla comunità internazionale.
La sofferenza è enorme. Oltre alle persone che attraversano la frontiera, milioni
sono gli sfollati all'interno della stessa Siria. Voglia il Signore ascoltare la nostra
preghiera, affinché in questa regione possa tornare la pace! C’è da notare che in
tutto il mondo le persone soggette al traffico di esseri umani sono circa 21 milioni:
come dire che tre persone su mille sono vittime di questo odioso crimine. Un’altra
piaga dolorosa è quella del reclutamento dei bambini per farne dei soldati nei conflitti
armati. Senza dimenticare la tratta di persone, che mette in condizioni di irregolarità
e di schiavitù un numero incalcolabile di uomini, donne e bambini.
D. - Durante
questa plenaria, studierete il documento “Accogliere Cristo nei rifugiati e nelle
persone forzate all’emigrazione”. Vuole anticiparci alcuni punti di questo testo?
R.
- Si tratta di una guida pastorale che parte da una premessa fondamentale, cioè che
ogni politica deve ispirarsi al principio della centralità e della dignità di ogni
persona umana. Anzi, è proprio questo principio a far sì che l’assistenza, prestata
dalle istituzioni della Comunità internazionale, dai singoli Stati e dagli Organismi
ecclesiali, non sia considerata un’“elemosina”, ma un atto dovuto di giustizia, da
una parte, e un’autentica testimonianza di misericordia, dall’altra. In tale contesto,
la Chiesa avverte come suo compito quello di ristabilire i valori e la dignità umana,
specialmente mediante la promozione di una cultura dell’incontro e del rispetto, che
risana le ferite subite e apre nuovi orizzonti di integrazione, di sicurezza e di
pace. La sfida consiste nel creare zone di tolleranza, speranza, guarigione, protezione.
Ciò risponde anche all’appello di Papa Francesco ad andare “nelle 'periferie' dove
c’è sofferenza, dove c’è sangue versato, dove c’è cecità che desidera vedere, ci sono
prigionieri di tanti cattivi padroni”. (Omelia della Messa del Crisma, 28 marzo 2013).