2013-05-21 15:59:00

L’Unione Europea media le tensioni tra Kosovo e Serbia


Kosovo e Serbia si incontrano in Belgio. Oggi, a Bruxelles, i leader di Pristina e Belgrado, con la mediazione Ue, siedono insieme intorno ad un tavolo per riuscire a trovare un'intesa sull'attuazione dell'accordo raggiunto lo scorso aprile. Al centro dell'incontro, lo smantellamento, nel Nord del Kosovo, delle strutture parallele di governo serbe. Nel pomeriggio, la rappresentante per la politica estera Ue, Catherine Ashton, avvierà i colloqui bilaterali con il primo ministro serbo, Ivica Dacic, e poi con il primo ministro kosovaro, Hashim Thaci. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Matteo Tacconi, esperto dell’area:RealAudioMP3

R. – Il contesto è quello dell’implementazione degli accordi che sono stati sottoscritti il 19 aprile a Bruxelles, su mediazione della Ashton stessa, tra la Serbia e il Kosovo. Questa intesa, per sintetizzare, crea uno status quo accettabile nel nord del Kosovo, che era la fonte di maggiore di attrito tra i due Paesi.

D. – Nodo spinoso dunque il nord del Kosovo a maggioranza serba, che non riconosce l’autorità di Pristina…

R. – L’accordo sottoscritto il 19 aprile scorso prevede un parziale smantellamento. La Serbia smantella la sua polizia parallela e la fa confluire in quella kosovara, mantenendo però il diritto di nomina sul comandante, che sarà un serbo, dei distretti a maggioranza serba. Stessa cosa per la giustizia. I tribunali paralleli serbi confluiscono in quelli kosovari, però ci sarà una speciale Corte d’appello, con una maggioranza di giudici serbi che decide sui reati commessi dai serbi stessi. Quindi, la Serbia – se uno va a guardare la fotografia reale della situazione nel nord del Kosovo – smantella in parte le sue istituzioni parallele, ma ottiene in cambio il più ampio grado di autonomia che una minoranza possa vedere per ora in Europa. Dall’altra parte, il Kosovo non riesce a dispiegare totalmente la sua sovranità statuale però, di fatto, un po’ la ottiene. E' un accordo quindi che non accontenta del tutto nessuno, ma nemmeno scontenta del tutto le parti.

D. – Dunque, si fortificherà questo accordo, si implementerà?

R. – Personalmente, credo che l’implementazione andrà a buon fine, anche perché la Serbia a giugno può ottenere il via libera per l’avvio dei negoziati per l’ingresso nell’Unione Europea. Quindi, significa che se non l’implementa, i negoziati non partono. Questi accordi, anche per il Kosovo, hanno aperto un dialogo serio e concreto con l’Unione Europea, tant’è che si parla di firma degli accordi di associazione e stabilizzazione, che significano area di libero mercato, possibilità di esportare e potenziale liberalizzazione del regime dei visti. Questa, per il Kosovo, è una questione di vitale importanza.

D. – Gli oppositori all’indipendenza del Kosovo rimangono Russia, Cina…

R. – Il fronte non è cambiato. Il punto è che questo accordo che c’è stato non va a sbloccare la situazione dei riconoscimenti e la questione della Russia e della Cina, così come la Serbia. La Serbia non riconoscerà ufficialmente il Kosovo, anche se questo accordo ha creato una sorta di riconoscimento de facto di alcune strutture dello Stato kosovaro. Però, queste sono questioni che verranno decise in un futuro e credo nemmeno tanto prossimo. Per adesso, la cosa importante era raggiungere un modus vivendi nel nord del Kosovo. Mi pare che da parte di entrambi gli Stati ci sia stato un passo importante in termini di responsabilità e questo grazie anche alla Ashton, che li ha messi davanti a un bivio: firmare questo accordo, oppure rimanete nell’isolamento. Questo dimostra anche che l’Unione Europea, quando decide di negoziare, riesce a far valere le sue ragioni, soprattutto se riesce a evocare uno spazio concreto di dialogo europeo e di integrazione.







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