Giornata Onu della diversità culturale per il dialogo e lo sviluppo. Le lacune dell’Italia
Si è celebrata ieri la Giornata della diversità culturale per il dialogo e lo sviluppo,
istituita dall’Onu nel 2001, l’anno degli attentati dell’11 settembre negli Usa, simbolo
dell’odio cieco, ottuso tra i popoli. Ma da allora quale cammino si è fatto per valorizzare
questa diversità? Solo parole o anche fatti? Roberta Gisotti lo ha chiesto
al prof. Giovanni Puglisi, presidente dell’Unesco in Italia:
R. – Io credo
che, purtroppo, bisogna distinguere il profilo internazionale dal profilo italiano.
Nell’ambito internazionale, l’Unesco si è molto impegnata, attraverso le azioni dei
Paesi membri, soprattutto quelli che hanno maggiore sensibilità nell’ambito della
cooperazione internazionale - penso ai Paesi in via di sviluppo, penso ai Paesi delle
aree sensibili -, per creare sempre opportunità di integrazione. L’Italia invece è
sempre stata e continua ad essere abbastanza refrattaria a passare dalla convegnistica
ai fatti, anche se negli anni scorsi abbiamo realizzato due Forum a Monza sulle "industrie
culturali", dove abbiamo visto la partecipazione di diverse personalità, esperienze,
competenze nell’ambito dei Paesi in via di sviluppo. Per il resto è stato fatto abbastanza
poco. Io credo che invece occorrerebbe fare molto di più in termini di integrazione
e per fare qualcosa in termini di integrazione bisogna alzare la soglia della conoscenza
e la soglia del rispetto reciproco. Io non voglio parlare di tolleranza, perché già
il concetto di tolleranza presuppone il suo contrario. Vorrei parlare del rispetto
delle persone che credo sia il grande messaggio che viene dal nuovo Papa, che insiste
molto sulla chiave della speranza come momento gnoseologico del bisogno di conoscenza.
D.
– In Italia si parla anche poco e male di diversità culturale in genere sulla stampa
dove si paventa la diversità per fatti di cronaca nera. Quale ruolo, invece, potrebbe
giocare la stampa?
R. – Io credo che la stampa dovrebbe giocare un ruolo molto
diverso in tante circostanze, in tanti casi, compreso in questo. Purtroppo, il caso
della diversità costituisce notizia quando la diversità si coniuga al male, al delitto,
alla tragedia. Invece, io credo che dovremmo sottolineare sempre di più la diversità
come integrazione, la diversità come momento di cooperazione, non solo fra i popoli
ma anche tra le persone. La stampa dovrebbe scoprire che possono essere una notizia
anche la bellezza e la bontà, non soltanto la bruttezza e la cattiveria.