Giornata di sangue in Iraq. Il premier promette il pugno di ferro
L’Iraq piomba di nuovo nel sangue. Una novantina i morti e quasi 300 i feriti negli
attacchi sferrati ieri in diverse città del Paese. Tra le vittime anche pellegrini
sciiti e alcuni agenti di polizia. In serata colpite anche due moschee sciite a Hilla.
Duro il premier Al Maliki che annuncia un cambio di strategia e ribadisce: non siamo
più disposti a tollerare chi viola la legge e lo Stato. Cecilia Seppia:
Il
bilancio degli attacchi odierni in Iraq continua a salire di ora in ora, mentre la
polizia è al lavoro per individuare i mandanti delle stragi. Il copione è lo stesso
di sempre. 8 autobomba esplose a poca distanza l’una dall’altra, due a Bassòra nel
Sud, 5 nei quartieri sciiti di Baghdad e una a Samarra a 150 Km dalla capitale. Tra
le vittime anche 8 pellegrini sciiti provenienti dall’Iran. Loro forse, il bersaglio
privilegiato. Oltre alle esplosioni anche un’imboscata contro una stazione di polizia
nella provincia sunnita di Al Anbar, teatro nella notte di medesimi attacchi e di
scontri tra soldati ed insorti: qui sono morti 8 agenti più altri 12 rapiti in precedenza
da uomini armati e deceduti durante un fallito blitz per liberarli. Intanto il premier
Nuri Al Maliki mostra il pugno duro e punta il dito contro “i politici che dice -
con le loro affermazioni settarie, fomentano la violenza”. Durante una conferenza
stampa ha poi annunciato il cambio della strategia di sicurezza, e l’imminente sostituzione
di alti vertici delle forze dell’ordine.