Dalla “Pacem in terris” di 50 anni fa: un appello più che attuale
La Pacem in terris, di cui quest’anno ricorre il 50mo anniversario della pubblicazione,
ha rappresentato una risposta al bisogno di pace presente nell’animo umano. È una
delle riflessioni emerse al convegno che si è svolto sabato nella sede della rivista
“La Civiltà cattolica”. Al microfono di Davide Maggiore, il prof. Roberto
Morozzo della Rocca, docente di Storia contemporanea all’università di Roma Tre,
si è soffermato sugli elementi di attualità di questa enciclica:
R. – Ci sono
anche oggi i segni dei tempi. Papa Giovanni intendeva i segni dei tempi come elementi
di speranza nella Storia, e anche oggi ci sono elementi di speranza. La speranza è
il fondamento della nostra vita cristiana. Oggi i segni dei tempi potrebbero essere
l’unificazione del mondo, potrebbero essere le tante persone di buona volontà che
anche oggi operano …
D. – Il riferimento alle persone di buona volontà è un
altro dei punti storici della Pacem in terris: è la prima volta che un Pontefice
si rivolge anche agli uomini di buona volontà …
R. – Si, esattamente. E’ l’enciclica
più famosa del Novecento e più diffusa in tutto il mondo, proprio perché ha questa
apertura universale: non si rivolge solo ai cattolici ma si rivolge a tutti gli uomini
di buona volontà, quindi a tutta l’umanità.
D. – Qual è il significato e la
portata storica di questo appello?
R. – E’ l’appello alla collaborazione per
dei buoni fini. Di fronte ai problemi della guerra, che erano quelli che affrontava
Giovanni XXIII nell’enciclica, c’era il problema di collaborare tra persone di cultura,
di origine, di ideologie differenti. Quindi, l’appello agli uomini di buona volontà
è l’appello ad una collaborazione per fini comuni per il bene comune.
D. –
La lettera enciclica Pacem in terris è anche un invito a scoprire la comune
umanità. Attraverso quali strumenti credenti e non credenti possono fare questo?
R.
– Io credo che Papa Giovanni intendesse la comune umanità impegnata per il bene comune,
cioè ciò che univa e non ciò che divideva. Gli strumenti sono il dialogo, il colloquio,
l’incontro … Non sono i momenti della politica formale, ma sono soprattutto l’incontro
umano intorno a ciò che unisce, secondo la famosa espressione: bisogna cercare ciò
che unisce e non ciò che divide.
D. – Elemento importantissimo della Pacem
in terris è quello che potremmo definire dell’ineluttabilità della pace, del vedere
la pace come il destino comune dell’umanità …
R. – Papa Giovanni aveva una
visione ottimista della Storia, e quindi vedeva che la storia muoveva verso un ordine
positivo – per grazia del Signore, evidentemente. Quindi lui immaginava un’umanità
che andasse verso la pace, che è il primo bene che noi possediamo.