Dalla Chiesa italiana più di 2500 prestiti a famiglie in crisi. Aumentano gli italiani
L'impegno della Chiesa contro la crisi comincia a dare risultata Da metà 2009 ad
oggi, da quando la Cei ha attivato il Prestito della Speranza, sono stati erogati
quasi 2500 contributi soprattutto a famiglie ma anche a piccole imprese, in principal
modo artigiane. Alessandro Guarasci:
Una forma di microcredito. Il progetto
prevede appunto un prestito al massimo di seimila euro per le famiglie e di 15mila
per le aziende da restituire in 60 mesi a un tasso agevolato. Per l'erogazione e'
previsto l'intervento delle principali banche italiane grazie a un accordo tra l'Abi
e la Cei. I percettori del reddito sono soggetti in grave difficoltà economica. Dunque:
disoccupati, cassaintegrati con un unico reddito in famiglia, persone che non hanno
mai lavorato, e piccole imprese a serio di fallimento.
Nel biennio 2009-2010,
il 46% delle richieste riguardava il Nord, il 20% circa il Centro, il 33% il Sud.
Ed è da notare che il 57% dei richiedenti era italiano. Da un paio di anni a questa
parte invece la percentuale di italiani è balzata a oltre l'80%, investendo per oltre
il 62% il Mezzogiorno (Campania e Sicilia soprattutto). A richiedere l'intervento
del Prestito della Speranza sono per il 67% famiglie in cui la persona che ha perso
il lavoro ha tra i 35 e i 54 anni, dunque soggetti nel pieno della capacità produttiva
ma che hanno difficoltà a trovare una nuova occupazione. Don Adriano La Regina,
responsabile del Prestito della Speranza:
Rimane che, nonostante la sensibilità
di parte anche degli operatori bancari, le banche ancora non investono sullo strumento
del microcredito. E’ un ritardo - io reputo di natura culturale - che impedisce alle
banche di pensare al microcredito come a uno dei segmenti della nuova economica, che
può essere a vantaggio anche del profit, che la banca deve fare perché è anche un’azienda.