Alla vigilia dell'incontro con Papa Francesco, la gioia e l'attesa di movimenti, associazioni
e aggregazioni laicali
Gioia e attesa nei movimenti, associazioni e aggregazioni laicali per l’incontro di
questo sabato e domenica con il Papa, in Piazza San Pietro. Un evento promosso nell’ambito
dell’Anno della Fede e un momento di comunione tra tante realtà ecclesiali italiane
e internazionali impegnate nella costruzione di un mondo più fraterno e solidale e
nella diffusione del Vangelo. Tra i partecipanti anche l’Associazione Comunità Papa
Giovanni XXIII. Adriana Masotti ha chiesto al presidente, Giovanni Ramonda,
quale clima si vive in questi giorni nella sua Comunità:
R. - Sì, è un
clima di festa e di gioia, perché incontrare il Santo Padre in questa Veglia di Pentecoste
- com’era stato con Giovanni Paolo II, con Benedetto XVI - per noi è un rinsaldare
la nostra fede nel Signore Gesù, nella comunione con la Chiesa, nel camminare insieme
con tutti gli altri movimenti e le associazioni, per dire il nostro “sì” pieno per
una nuova evangelizzazione e soprattutto per portare il nostro contributo per la condivisione
con i piccoli, con i poveri: così come proprio Papa Francesco raccomanda di uscire
ed andare incontro alla povera gente, laddove si trova, laddove vive e che purtroppo
non raggiunge più la Chiesa nei nostri posti, nelle nostre contrade. Quindi vogliamo
essere lì per dire un grazie al Signore e un grazie anche a questo Papa che ci vuole
così bene a tutti quanti.
D. - Qual è il frutto di tanti anni di impegno?
Qual è la caratteristica che voi portate e offrirete al Papa e a quanti saranno lì,
in quella piazza?
R. - Noi vogliamo portare l’apertura delle nostre famiglie,
delle nostre case-famiglia, che già cercano di accogliere i bambini gravemente disabili,
i bambini con delle disabilità mentali, che non hanno più nessuno: come ho visto in
questi giorni in Nepal o qualche mese fa in Iraq, dove ci chiedono di aprire delle
case-famiglia. Vogliamo essere al servizio della Chiesa universale, di cui il Papa
è il pastore e dire “sì” all’amore di Dio che si riversa sui piccoli e sui poveri.
D. - Vi occupate di bambini senza famiglia, ma anche di ragazze costrette
alla prostituzione…
R. - Sì, tant’è che sabato e domenica saremo in piazza
- penso alcune migliaia di noi, della comunità - con le nostre mamme e papà di vocazione;
con i tanti figli anche con disabilità, in carrozzina che faranno festa; con le ragazze
schiavizzate, che sono state liberate dall’incontro con loro sulla strada; con tanti
uomini e giovani che erano in carcere e che stanno scontando la pena alternativa da
noi; anche con i giovani che fanno il cammino di recupero dalla droga nelle nostre
comunità terapeutiche. Saremo tutti lì a fare festa, aperti all’azione dello Spirito
Santo, che soffia di nuovo in modo forte sulla Chiesa.
D. - Che cosa c’entra
tutto questo vostro lavoro di solidarietà, di aiuto, di sostegno ai più poveri con
l’evangelizzazione?
R. - L’evangelizzazione per noi è portare soprattutto i
giovani a fare un incontro simpatico con Cristo, come ci ricordava sovente il nostro
indimenticabile fondatore, don Oreste Benzi, e cioè non lasciare più nessuno soffrire
da solo. Ma sono oggi i giovani che hanno questa sete di Dio, questa sete di giustizia,
questa sete di verità. Noi sentiamo che dobbiamo incontrare loro affichè in questo
incontro tra i giovani e i poveri, anche chi è lontano dalla fede si apra al mistero
di Dio e al mistero del credere. Papa Francesco è un esempio luminoso, è un faro in
questo tempo di crisi, che ci orienta decisamente alla bellezza del vivere il Vangelo.
Anche
il Sermig, Servizio Missionario Giovani, gruppo nato a Torino e ora diffuso in diversi
Paesi del mondo con opere sociali e centri di dialogo, sarà presente in Piazza San
Pietro. Adriana Masotti ha chiesto al fondatore Ernesto Olivero, con
quali sentimenti il Sermig si sta preparando all’incontro:
R. - Di gioia,
perché questo Papa è proprio un regalo dello Spirito Santo, quindi sin dal primo momento
siamo entrati in sintonia con lo Spirito Santo che ci ha fatto questo regalo: questo
Papa venuto apparentemente da lontano, però lo Spirito Santo è sempre vicino e quindi
evidentemente sapeva che un Papa del genere era proprio il Papa giusto per questo
momento, come è già capitato tante volte nella storia. Quindi ci stiamo preparando
con gioia, con la preghiera e con un po’ di trepidazione, perché l’incontro con il
Santo Padre sarà veramente qualcosa di molto particolare.
D. - Ogni associazione
e movimento ha una sua storia, ha una sua attività specifica: voi che cosa portate
al Papa?
R. - Noi portiamo la nostra storia, che è partita dal Terzo Mondo
lontano per arrivare al Terzo Mondo vicino. Abbiamo iniziato la nostra storia per
lavorare contro la fame nel mondo per essere al servizio dell’umanità e della Chiesa.
Quindi, inizialmente avevano soltanto questa caratteristica missionaria. Poi, attraverso
tutta una serie di appuntamenti con la storia, abbiamo "incrociato" Paolo VI e Giorgio
La Pira che ci hanno fatto innamorare di Isaia, “tramutare le armi in strumenti di
lavoro”. E quando abbiamo scoperto che a Torino c’era un arsenale militare, abbiamo
pregato parecchio tempo perché quella sede diventasse la nostra casa. Dopo anni di
lotta, di preghiera, c’è stata data e quindi abbiamo trasformato un arsenale militare
in un arsenale di pace, in un monastero di preghiera. Poi abbiamo scoperto le difficoltà
dei giovani di oggi, abbiamo scoperto la realtà degli immigrati, abbiamo scoperto
le persone che vogliono uscire da giri immondi, per cui la nostra esperienza è diventata
anche una risposta a tante esigenze della nostra città, Torino. In Brasile, ad esempio,
accogliamo ogni notte più di mille persone che non sanno dove andare a dormire; in
Giordania abbiamo inventato l’“Arsenale dell’incontro”, un lavoro con i musulmani
e cristiani, come segno di speranza attraverso il sostegno di bambini disabili musulmani
e cristiani.
D. – E’ proprio nell’ambito dell’Anno della fede che si colloca
questo incontro, ma è anche un riconoscimento dell’efficacia dei movimenti per la
nuova evangelizzazione, secondo lei?
R. - Io ho sempre pensato una cosa: quando
i cristiani si incontrano insieme i movimenti spariscono. Siamo tutti cristiani singoli
davanti a Dio e davanti al Papa. Questo dovrebbe essere proprio una caratteristica
di tutti quanti, per vivere insieme un momento col Santo Padre da cristiani che aspettano
qualche indicazioni per migliorare ognuno la propria vita spirituale e migliorando
ognuno la propria vita spirituale si aumenta anche la vita spirituale del movimento,
della fraternità, della parrocchia, della diocesi a cui si appartiene.
D. -
Tutti Chiesa, però anche nella varietà: il Papa lo ha sottolineato già in diverse
occasioni…