2013-05-17 12:01:57

Al Festival del cinema di Cannes la violenza di una società che cambia


Alla 66.ma edizione del Festival di Cannes, dopo la proiezione de “Il grande Gatsby” di Baz Luhrmann, che mette in scena una realtà romanzata trasponendo il celebre testo di Scott Fitzgerald secondo un dispositivo pressoché fumettistico, i film della selezione ufficiale prendono spunto da fatti di cronaca e intendono restare piuttosto fedeli alla realtà. Ora, questa realtà ci dice che, sotto il cielo, il disordine è veramente grande. Lo vediamo in “Heli” di Amat Escalante, che racconta in maniera secca e antispettacolare l’implacabile cerchio della violenza che affligge il Messico contemporaneo. I suoi protagonisti sono un giovane operaio, sua sorella dodicenne e un poliziotto adolescente, autori di una tragica bravata sullo sfondo della cruenta guerra di posizione fra i narcotrafficanti e le forze dell’ordine. L’orrore freddo delle azioni umane talvolta prende alla gola, ma una scena, come una folgorante chiave di lettura, apre il cuore alla compassione. Il giovane operaio che si aggira nella notte in preda alla furia vendicativa, arriva a un altopiano desertico. La macchina da presa lo inquadra da molto lontano e piano piano sale al cielo, coperto di stelle. Di fronte alla vastità del creato che posto hanno l’uomo e le sue passioni? “Jeune & Jolie” di François Ozon sprofonda invece gli spettatori nelle turbe adolescenziali di una giovane parigina che sceglie di prostituirsi come supremo atto di trasgressione e di sfida. Qui il tema è delicato e spesso la macchina da presa rischia l’osceno, ma il cineasta è bravo nel mettere in scena la torpida indifferenza della sua protagonista. Fino alla magnifica scena dell’incontro fra la ragazza e la moglie di un anziano cliente morto fra le sua braccia, dove la tenerezza di un gesto compie il miracolo di una coscienza ritrovata. Ma è la Cina, rappresentata dal regista Jia Zhangke in “A Touch of Sin”, a darci il senso più profondo della mutazione del mondo contemporaneo, laddove il perverso intreccio fra una burocrazia post-comunista e un abbraccio globale al sistema capitalistico hanno reso gli esseri umani schiavi di un gioco al massacro. Quattro personaggi disegnano la scacchiera del nuovo territorio sociale, un minatore esasperato dalla corruzione, un emigrato col gusto delle armi, una giovane addetta a una sauna perseguitata da un ricco cliente, un operaio segnato da lavori sempre più degradanti. Le loro storie s’innestano l’una nell’altra come nel più classico gioco delle scatole cinesi. La continuità è data dall’umiliazione, dalla liquidazione della memoria, dall’irresistibile impulso di farsi giustizia da sé. Il cineasta è bravissimo a costruire gli spazi e i tempi delle azioni, gli attori entrano perfettamente nei panni dei personaggi, lo spettatore guarda e pensa al mondo che verrà. (Da Cannes, Luciano Barisone)RealAudioMP3







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