2013-05-16 16:05:52

In Germania anche i bimbi nati morti sono considerati persone


In Germania è ora possibile dare legalmente un nome, e dunque un’identità giuridica e una sepoltura ufficiale, ai bambini nati morti con un peso inferiore ai 500 grammi. E’ quanto stabilisce una legge entrata in vigore mercoledì. Secondo alcune stime nel Paese ogni anno sono almeno 1.500 i bambini nati morti con un peso inferiore al mezzo chilo. Il servizio di Paolo Ondarza:RealAudioMP3

Finora in Germania li chiamavano Sternenkinder, bambini delle stelle, il loro nome infatti era scritto solo in cielo, nessuna traccia sulla terra. Oggi questi piccoli nati morti con un peso corporeo inferiore ai 500 grammi potranno essere iscritti dai genitori che lo vorranno nel registro civile ed avere una degna sepoltura al pari di tutti gli altri esseri umani. A spingere il Bundestag a modificare la precedente normativa sono state le 40mila firme raccolte dai coniugi Martin che in due anni hanno perso tre figli, due dei quali legalmente mai esistiti, perché al momento della nascita pesavano meno di mezzo chilo e che ora, grazie al valore retroattivo della legge, potranno essere riconosciuti come persone. Il presidente del Movimento per la Vita italiano, Carlo Casini:

R. – La notizia è positiva, perché vengono introdotti bambini, anche quelli morti durante la gravidanza, nel “mondo” degli esseri umani, si riconosce che anche loro sono esseri umani. Devo dire che la notizia è positiva, ma non in modo totale, lo è solo in modo parziale: perché soltanto i bambini di 500 grammi sono parificati a tutti gli altri uomini?

D. – Una vita umana non si può definire in base ai grammi ...

R. – E’ chiaro! In Italia abbiamo una legge fortunatamente un po’ migliore: prevede che tutti i nati dopo le 20 settimane debbano essere seppelliti e che anche prima i genitori possono chiederne il seppellimento. L’essere umano è sempre un essere umano: dal momento iniziale, in cui incomincia ad apparire nel mondo dell’esistenza, quando lo chiamiamo embrione o feto, è già uno di noi, e come tale dev’essere riconosciuto anche nel momento in cui la sua vita si perde. "Uno di noi" tra l’altro è il titolo della nostra iniziativa che sta raccogliendo consenso in tutta Europa.

D. – Dunque, quello del Parlamento tedesco è sicuramente un passo avanti nella difesa dei diritti dei bambini. I giornali dicono: “Finalmente, i bambini nati morti con un peso inferiore ai 500 grammi non saranno considerati alla stregua di un aborto”. Tuttavia va ricordato che anche l’embrione abortito è una persona a tutti gli effetti...

R. – Sì, è proprio così. Questa legge tedesca indica una strada, ma è una strada ancora da percorrere a lungo, per arrivare a questa affermazione, che l’uomo è sempre portatore di una eguaglianza e di una dignità che è il valore supremo e che è da rispettare sempre. E’ questo il principio che ha liberato i neri, che ha liberato gli schiavi, che chiede l’uguaglianza tra uomini e donne … E oggi, incrocia la questione del bambino non ancora nato e dell’anziano sofferente o del morente. Sono tutte persone portatrici di una dignità incommensurabile.

D. – Questo è comunque un provvedimento positivo che può aprire una strada anche ad un dibattito europeo …

R. – Come, no? Certamente è una freccia che indica qualcosa da fare o da percorrere. E’ un fatto positivo. Ce n’è tanto bisogno, in Europa, perché la cultura europea è del tutto sorda alle cose che stavo dicendo. E il fatto che proprio in Germania si incominci a riflettere sul valore dell’uomo è positivo. Tra l’altro, è in coerenza con quanto ribadito più volte dalla Corte costituzionale tedesca e cioè che l’uomo è un valore assoluto per cui non si possono distinguere fasi della sua esistenza in cui vale di più e vale di meno.

D. – In Europa, quali sono i Paesi più virtuosi da un punto di vista di riconoscimento dei diritti dell’embrione?

R. – L’Irlanda, nella cui Costituzione – con referendum popolare – nel 1983, è stato scritto che tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita fin dal concepimento. Devo dire che anche noi, in Italia, nella legge 40 – quella sulla fecondazione artificiale – abbiamo scritto che l’embrione dev’essere sempre considerato un soggetto che ha diritti al pari degli altri soggetti coinvolti nella procreazione artificiale.







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