Bartolomeo I a Milano. Papa Francesco: i cristiani d'Oriente e Occidente per la diffusione
del messaggio di salvezza
Il Papa “porge il Suo fraterno saluto a Sua Santità Bartolomeo I” in un messaggio
a firma del segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, indirizzato
all’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola. L’occasione è data dalla visita
a Milano del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, nel contesto delle
celebrazioni per il 1700.mo anniversario della firma dell’Editto di Costantino, che
diede il via alla libertà religiosa. Il Pontefice si congratula anche con la Chiesa
ambrosiana, con le autorità civili e con la città di Milano per “il rilievo dato alla
memoria della storica decisione, che, decretando la libertà religiosa per i cristiani,
aprì nuove strade al Vangelo e contribuì in maniera decisiva alla nascita della civiltà
europea”. “Papa Francesco – prosegue il messaggio – auspica che, oggi come allora,
la comune testimonianza dei cristiani di Oriente e Occidente, sorretta dallo Spirito
del Risorto, concorra alla diffusione del messaggio di salvezza in Europa e nel mondo
intero e che, grazie alla lungimiranza delle autorità civili, sia ovunque rispettato
il diritto all’espressione pubblica della propria fede e sia accolto senza pregiudizi
il contributo che il cristianesimo continua ad offrire alla cultura e alla società
del nostro tempo”. Il servizio di Fabio Brenna:
Un dovere comune
per cattolici e ortodossi promuovere la piena libertà religiosa. E’ l’impegno emerso
dal dialogo a due voci fra il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano e il Patriarca
ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, celebrando il 1700.mo anniversario dell’Editto
di Milano, sottoscritto nel 313 da Costantino e Licinio con cui venne riconosciuta
la libertà di culto. Una lectio imperniata sul testo dell’evangelista Giovanni “Conoscerete
la verità e la verità vi farà liberi”, aperto dal messaggio inviato da Papa Francesco,
in cui il Pontefice, salutando Bartolomeo e sottolineando l’importanza dell’editto
costantiniano, auspica che “oggi come allora, la comune testimonianza dei cristiani
di Oriente e di Occidente, concorra alla diffusione del messaggio di salvezza in Europa
e nel mondo intero e che , grazie alla lungimiranza delle autorità civili, sia ovunque
rispettato il diritto all’espressione pubblica della propria fede e sia accolto senza
pregiudizi il contributo che il cristianesimo continua ad offrire alla cultura e alla
società del nostro tempo”. Il cardinale Scola ha indicato nello slancio missionario
dell’annuncio della Trinità Santa e della salvezza compiuta nel Crocifisso risorto,
il cammino comune della Chiesa ortodossa e della Chiesa cattolica per l’evangelizzazione
e l’edificazione di una civiltà dal volto umano. La presenza a Milano – ha quindi
replicato Bartolomeo- significa e segna il nostro impegno a testimoniare insieme il
messaggio di salvezza e guarigione per i nostri fratelli più piccoli: i poveri, gli
oppressi, gli emarginati, nel mondo creato da Dio. Da qui il comune impegno a “custodire
Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato”. Domani
nella basilica di Sant’Ambrogio, il cardinale Scola e il Patriarca ecumenico di Costantinopoli
Bartolomeo I guideranno una preghiera ecumenica imperniata sul commento di testi tratti
dal Nuovo Testamento.
Sulla presenza nel capoluogo lombardo del Patriarca
ortodosso ecumenico, Bartolomeo I, Luca Collodi ha intervistato il capo della
Chiesa ambrosiana, il cardinale Angelo Scola:
R. – Sua santità
Bartolomeo ha fatto a Milano, e non solo a Milano, un grande dono, passando questi
tre giorni, carichi di gesti differenti, perché vogliamo insieme mostrare due cose:
il contributo che una libertà religiosa effettivamente rispettata a tutte le latitudini
consente ai cristiani di dare alla società e, secondo, ridefinire in maniera positiva
la cosiddetta “aconfessionalità” dello Stato, così che i cristiani possano trovare
un nuovo rapporto con i poteri costituiti, libero da ogni ingerenza e nello stesso
tempo costruttivo per il bene di tutti.
D. – Gli Stati oggi sembrano difendere
la libertà religiosa ma di fatto – ad esempio con leggi che attaccano la vita – sembrano
andare esattamente in senso opposto…
R. – Nelle società plurali c’è talora
una malintesa idea di laicità dello Stato. Anche qui però ci sono molte differenze.
La Costituzione italiana, per esempio, è molto più positiva e diversa dalla laicità
alla francese, che rimonta alla rivoluzione. Qui, ciò che non si vede e che si teme
– in forza di un concetto sbagliato di laicità e di aconfessionalità – è che la proposta
religiosa possa in qualche modo limitare i diritti altrui. Parlando da cristiano:
che la fede dica all’uomo chi è evidentemente diventa cultura. Il Figlio di Dio si
è incarnato per accompagnare gli uomini nel concreto della vita, dentro il problema
degli affetti, del lavoro, del riposo, della giustizia, della fragilità, della morte.
Allora, è inevitabile che dalla visione di fede scaturisca una certa concezione della
differenza sessuale, del matrimonio, della famiglia, della vita dal concepimento fino
al suo termine naturale, di una giustizia basata sulla solidarietà, sulla sussidiarietà,
di una condivisione alle fragilità dell’umano, soprattutto degli ultimi e degli emarginati.
Un buon governo dovrà favorire, non gestire, la società civile, governarla: cioè,
favorire questo continuo scambio, questo continuo racconto, per poi registrare a livello
di legge, l’orientamento prevalente che il popolo mostra di avere.
D. – La
presenza di Bartolomeo a Roma, all’inizio del Pontificato di Papa Francesco, la presenza
di Bartolomeo con lei a Milano, sono segnali di chiaro ravvicinamento tra cattolici
e ortodossi?
R. – Sì, direi di sì. Anche i primi colloqui che ho avuto, abbastanza
prolungati, ieri con Sua Santità Bartolomeo mi hanno mostrato realmente una decisione
ferma e cordiale, ovviamente rispettosa dei problemi che sono ancora aperti, taluni
di carattere dottrinale ma un desiderio di comunione effettiva, di collaborazione.
E, tra l’altro, questo è evidente perché la presenza di tanti cristiani ortodossi,
penso soprattutto a Milano, è ormai molto numerosa e – ovviamente senza poter fissare
tempi perché il cammino sarà lungo – io credo che la decisione ecumenica, da parte
cattolica e da parte del Patriarcato di Costantinopoli, sia molto forte, molto marcata.
Si sente la necessità che abbiamo il compito comune dell’evangelizzazione.
D.
– Noi andiamo verso una società sempre più plurale, lei ha sempre parlato di “meticciato”.
Guardando alla cronaca, con la vicenda dell'immigrato omicida, come rafforzare questa
società plurale con le reazioni della società civile?
R. – Secondo me, bisogna
lasciare questa tragedia orribile, questo male che sembra ingiustificabile, nella
sua giusta dimensione e non strumentalizzarlo ideologicamente. Dobbiamo avere il coraggio
di andare avanti con speranza. Ma per questo c’è bisogno di buoni cristiani, lo dico
per la Chiesa, che siano anche nelle debite distinzioni buoni cittadini, cittadini
attivi capaci di aperture e di dialogo con tutti, nella verità e nel rispetto della
nostra storia, delle nostre tradizioni, ma decisi ad andare incontro all’uomo.