I vescovi lituani: Convenzione Ue contro la violenza sulle donne promuove l’ideologia
di genere
I vescovi della Lituania chiedono al Governo di non firmare la nuova Convenzione del
Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle
donne e la violenza domestica, approvata nel 2011. Anche se l’obiettivo è in sé condivisibile,
afferma l’episcopato in una nota ripresa dall’agenzia Cwn - così come formulato il
testo presenta diversi punti non accettabili per la Chiesa cattolica. Composto di
81 articoli, il Trattato individua una serie di nuove tipologie di reato, quali le
mutilazioni genitali femminili, il matrimonio forzato, gli atti persecutori (stalking),
l’aborto forzato e la sterilizzazione forzata, descrivendo la violenza contro le donne
come una “manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi”.
A destare le obiezioni dei vescovi lituani sono, tra l’altro, l’articolo 4 che introduce
concetti ideologici come quelli dell’”orientamento sessuale” e dell’”identità di genere”.
Per lo stesso motivo, secondo i vescovi, è discutibile anche l’articolo 14 che impegna
gli Stati contraenti a intraprendere le azioni necessarie per includere nei programmi
scolastici materiali didattici su temi quali “la parità tra i sessi e i ruoli di genere
non stereotipati”. A preoccupare l’Episcopato è poi l’articolo 12 che impegna le Parti
a “promuovere i cambiamenti nei comportamenti socio-culturali delle donne e degli
uomini, al fine di eliminare pregiudizi, costumi, tradizioni e qualsiasi altra pratica
basata sull'idea dell'inferiorità della donna o su modelli stereotipati dei ruoli
delle donne e degli uomini” e a vigilare “affinché la cultura, gli usi e i costumi,
la religione, la tradizione o il cosiddetto "onore" non possano essere in alcun modo
utilizzati per giustificare nessuno degli atti di violenza”. L’articolo, obiettano
i vescovi lituani, potrebbe lasciare intendere che le tradizioni culturali e religiose
della Lituania siano una minaccia per le donne. Analoghe riserve sulla Convenzione
sono state espresse dai vescovi della Polonia che lo scorso mese di dicembre avevano
criticato il Governo di Varsavia per avere firmato il Trattato. (L.Z.)