Bartolomeo I in visita a Bose. Il priore Enzo Bianchi: l’ecumenismo non è un’opzione
E’ stata scandita dalla preghiera la visita, nel pomeriggio di ieri, del Patriarca
ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, alla comunità monastica di Bose. Sui temi
al centro di questo incontro Amedeo Lomonaco ha intervistato il priore della
comunità monastica, Enzo Bianchi:
R. – La situazione
delle nostre Chiese, dei dialoghi bilaterali che avvengono tra Chiesa cattolica e
Chiese ortodosse, ma anche l’istituzione della facoltà teologica di Calchi, dove l’attuale
Patriarca vorrebbe che ci fosse anche la nostra presenza nell’insegnamento, e il Sinodo
panortodosso, che con molta fatica certamente il Patriarca persegue come un evento
necessario, innanzitutto per gli ortodossi, in vista dell’unità di tutte le Chiese.
D. – Il significato di questo incontro con il Patriarca ecumenico Bartolomeo
I...
R. – Il Patriarca Bartolomeo I giunge in comunità per la quarta volta.
C’è un legame profondo tra la nostra Comunità e il Patriarcato di Costantinopoli.
La nostra semplice e povera azione per l’ecumenismo ha sempre avuto la possibilità
di essere in sintonia con l’azione ecumenica del Patriarcato. Ci sono sempre continui
scambi che sono anche scambi, soprattutto, con i monasteri ortodossi di Grecia e delle
altre Chiese.
D. – E quali sono i frutti di questi scambi?
R. – Per
noi, certamente, la presenza di molti nostri monaci in monasteri ortodossi. I nostri
fratelli possono andare sul Monte Athos e loro, dal Monte Athos, vengono da noi, passano
nel nostro monastero. C’è quindi uno scambio di doni. Ci aiutiamo reciprocamente a
respirare con i grandi polmoni della spiritualità d’Oriente e d’Occidente. Poi, facciamo
in modo che Bose sia anche un luogo in cui gli ortodossi, tra loro, possano trovarsi
come a casa loro. E questo avviene ogni anno, soprattutto in un Convegno sulla spiritualità
ortodossa al quale partecipano tutte le Chiese ortodosse, con delegazioni di teologi,
di vescovi e di monaci, per un dialogo fruttuoso, perché davvero si possa intravedere
la comunione tra tutti i cristiani.
D. – Bose è un luogo dove far respirare
a pieni polmoni il dialogo ecumenico...
R. – Noi cerchiamo. Siamo una semplice
comunità, una comunità monastica di una novantina di monaci e monache, che vivono
soprattutto pregando e lavorando. Siamo una realtà molto semplice, ma certamente molto
convinta che l’ecumenismo non sia un’opzione, ma faccia parte dell’atteggiamento che
il cristiano deve vivere, vivendo la sequela del Signore.