Messico. Il dolore delle mamme dei desaparecidos in sciopero della fame
Yahaira Guadalupe Bahena López, Marisol Vargas, Luz Angélica Mena Flores: non sono
solo nomi, ma persone concrete, scomparse nel nulla nel Messico in cui non si è ancora
fermato l’odioso fenomeno dei desaparecidos. Per loro e per gli altri e le
altre come loro, da qualche giorno un gruppo di genitori che da anni non sanno più
nulla dei loro figli, sono in sciopero della fame a Città del Messico, dove ieri,
in occasione della Festa della mamma, hanno sfilato in centro con il volto coperto
da un fazzoletto bianco con la scritta “Dove sono?”. Un dolore incolmabile, che hanno
chiesto di colmare anche con una veglia notturna sotto al palazzo in cui ha sede la
Procura generale dello Stato, alla quale chiedono la restituzione dei loro figli,
vivi o morti. Erano circa 200 le madri coraggio che hanno partecipato alla manifestazione,
e tra loro anche la madre di Yahaira Guadalupe Bahena López, scomparsa a 19 anni nell’aprile
2011 nello Stato meridionale di Oaxaca dopo essere stata prelevata da un commando
armato. Vi era poi la madre di Marisol Vargas, le cui tracce si sono perse il 26 maggio
2011, quando andò a trovare il fratello detenuto nel carcere di Ciudad Juárez e anche
la madre di Luz Angélica Mena Flores, di cui non si sa più nulla dal 4 agosto 2008.
Lo scorso dicembre il governo messicano è cambiato ed è tornato al potere il "Partido
revolucionario institucional" di Enrique Pena Nieto, che ha promesso aiuto anche se
finora non si è mosso concretamente in alcun modo, salvo dichiarare che sotto l’esecutivo
precedente ci sono state circa 26 mila sparizioni, la maggior parte delle quali legata
al mondo del narcotraffico e alla durissima strategia di repressione militare ingaggiata
dallo Stato, che ha causato anche 70 mila morti. Un’ondata di violenza senza precedenti
che ieri Papa Francesco, al termine della Messa in Vaticano per le canonizzazioni,
tra le quali anche quella di una religiosa messicana, Santa Guadalupe Garlacia Zavala,
ha auspicato venga bandita una volta per tutte, augurando che il Paese centramericano
si avvii finalmente sul cammino della solidarietà della convivenza fraterna. (A
cura di Roberta Barbi)