2013-05-13 14:42:34

La guerra in Siria al centro del vertice Obama-Cameron. Caccia turco cade sul confine siriano


Resta alta la tensione tra la Siria e la Turchia, dopo gli attentati dei giorni scorsi al confine che hanno provocato quasi 50 vittime. E oggi un caccia turco è precipitato al confine con la Siria. Una situazione che preoccupa la comunità internazionale: oggi alla Casa Bianca è previsto un incontro sulla Siria tra il presidente americano, Barack Obama, e il premier britannico, David Cameron, reduce da un vertice in Russia con il presidente Putin. Dopo gli ultimi eventi, c’è la possibilità di uno sconfinamento del conflitto siriano? Benedetta Capelli lo ha chiesto ad Alberto Rosselli, esperto di questioni turche:RealAudioMP3

R. – Indubbiamente, soprattutto l’ultimo attentato di sabato scorso, con l’esplosione di due autobomba, ha reso le relazioni fra i due Paesi molto più dure. Secondo le indagini effettuate dai servizi segreti di Ankara, dietro gli attacchi ci sarebbero effettivamente gruppi terroristici facenti capo ad una organizzazione marxista legata al regime di Bashar al Assad. Questo sicuramente rende molto più difficile il dialogo diplomatico tra Ankara e Damasco.

D. – L’opposizione turca ha accusato Erdogan di aver optato per una politica troppo dura nei confronti di Damasco: è effettivamente così?

R. – L’opinione pubblica turca si divide in due parti. Da una parte, c’è un’accusa che viene dai partiti di opposizione per i quali Erdogan non è riuscito a gestire bene l’emergenza. Però, le contestazioni sono di due tipi: c’è una contestazione che riguarda l’atteggiamento o il presunto atteggiamento troppo duro da parte di Ankara e c’è, invece, un altro tipo di accusa che è quella di essere stati troppo morbidi nei confronti della questione siriana.

D. – Giovedì prossimo, Erdogan vedrà Obama: sarà l’occasione per spingere per un intervento internazionale come più volte chiesto dallo stesso Erdogan?

R. – Questo sicuramente. Si chiede un intervento paritetico, simultaneo, da parte di Stati Uniti e Russia che osservano con molta attenzione e con molta preoccupazione gli eventi siriani. Ed è verosimile che lo stesso Erdogan non si opponga a un intervento di tipo internazionale, anche se con modalità tali che possano tenere la Turchia fuori dal calderone siriano. Quindi, è probabile che Obama offrirà per l’ennesima volta la disponibilità degli Stati Uniti, assieme alla Russia, ad intervenire diplomaticamente su Damasco. Certo, è che Erdogan chiederà garanzie.

D. – Nell’ambito dei colloqui internazionali, domani c’è a questo incontro Putin-Netanyahu e si discuterà anche di Siria, secondo lei cosa c’è da attendersi da questo vertice?

R. – E’ un vertice importante. E’ indubbio che un asse di dialogo fra la Russia, che è interessata in qualche modo a una pacificazione della Siria, ed Israele, che rimane il convitato di pietra di questa grande assise internazionale intorno alla questione siriana, è rilevante. Israele confina con la Siria sul Golan e ha avuto rapporti difficili con Damasco inoltre vede non bene questo stato di fibrillazione del Paese che può scatenare anche particolarismi locali in funzione anti-israeliana. Quindi, io credo che Putin parlerà con Netanyhau chiedendogli una sorta di riflessione, nella speranza che anche di fronte ad eventuali provocazioni di gruppi siriani e anti-israeliani, Israele non reagisca in maniera eccesiva per difendere la propria sovranità nazionale e soprattutto gli insediamenti dei coloni che stanno ai confini con la Siria nel nord di Israele.







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