Il card. Comastri: il Beato Luigi Novarese aveva capito che la prima guarigione è
quella interiore
Un filo mariano ha attraversato l’opera di mons. Luigi Novarese, l’apostolo dei malati.
Lo ha sottolineato il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica Vaticana,
dove è stata celebrata ieri la Messa, in occasione della Beatificazione di mons. Novarese,
avvenuta sabato scorso. Mons. Novarese volle che l’esperienza degli esercizi spirituali
fosse estesa a tutti i malati, ha rilevato il porporato nell’omelia. Proprio per questo
nel 1952 si impegnò per la costruzione della Casa Cuore Immacolato di Maria a Re,
cittadina piemontese. Il servizio di Debora Donnini:
“Un figlio
devotissimo di Maria, che con l’entusiasmo di un bambino ha accolto gli appelli che
la Madonna ha consegnato alla Chiesa a Lourdes e a Fatima, dove ha detto con insistenza:
‘Pregate, pregate e fate penitenza per la conversione dei peccatori’. Un filo mariano
ha attraversato tutta l’opera e tutto l’apostolato del Beato Luigi Novarese”.
All’inizio
della Messa il cardinale Comastri ha voluto subito sottolineare il profondo legame
fra l’opera di mons. Novarese e la Vergine. Sono tre i ricordi che si intrecciano
e portano oggi a ringraziare il Signore. Proprio il 13 maggio del 1917 ci fu la prima
apparizione di Maria a Fatima. Il secondo “grazie” è rivolto alla Madonna per aver
protetto Giovanni Paolo II nell’attentato del 13 maggio del 1981. Il terzo per il
dono del Beato Luigi Novarese, nato nel 1914 e deceduto all’età di 70 anni, fondatore
dei Silenziosi Operai della Croce e del Centro Volontari della Sofferenza, che proprio
a Lourdes, ha ricordato il porporato, cominciò a portare i sacerdoti ammalati, trasformando
il pellegrinaggio in un corso di esercizi spirituali:
“Mons. Novarese è
stato veramente un prete per i preti: essi sono stati il primo campo della sua missione,
e di questo non lo ringrazieremo mai abbastanza e non lo imiteremo mai abbastanza!”.
Tanti
furono i frutti di conversione e dunque mons. Novarese desiderò che l’esperienza degli
esercizi spirituali fosse estesa a tutti gli ammalati:
“Egli aveva lucidamente
capito che la prima guarigione di una persona è la guarigione interiore. Infatti,
quando il cuore di una persona si apre a Gesù e si affida a Maria, un’inondazione
salutare e pacificante attraversa tutta la persona”.
Il cardinale Comastri
ha anche rievocato alcuni episodi della vita di mons. Novarese, che dimostrano come
si affidasse con fede alla Provvidenza per compiere l’opera che il Signore gli aveva
ispirato: basti pensare che per costruire la Casa Cuore Immacolato partì con 9.200
lire offerte dai malati stessi e la costruzione alla fine costò 1 miliardo e 400 milioni
di lire. Ma c’è un frutto più prezioso che mons. Novarese portò alla Chiesa. Il cardinale
Comastri ricorda quanto Giovanni Paolo II afferma nell’Esortazione apostolica post-sinodale,
Christifideles Laici:
“‘Uno dei fondamentali obiettivi di questa rinnovata
e intensificata azione pastorale che non può non coinvolgere, e in modo coordinato,
tutte le componenti della comunità ecclesiale, è di considerare il malato, il portatore
di handicap, il sofferente non semplicemente come termine dell’amore e del servizio
della Chiesa, bensì come 'soggetto attivo e responsabile dell’opera di evangelizzazione
e di salvezza’. Queste parole sono il frutto dell’opera di mons. Luigi Novarese”.