Elezioni Pakistan: Sharif vicino alla maggioranza assoluta
Bassa partecipazione delle donne, violenza dei talebani, scarsa efficacia della Commissione
elettorale: sono gli elementi di criticità in relazione al voto politico di sabato
in Pakistan, messi in luce dagli osservatori dell'Unione Europea. Dopo i 40 morti
del giorno del voto, ieri almeno sei persone sono state uccise in un attacco a Quetta,
capoluogo della provincia del Baluchistan. Ma in ogni caso, i vescovi parlano di grande
incoraggiamento visto che il 60 per cento dei votanti non si è lasciato intimidire
dalle minacce. Il vincitore è il leader della Lega musulmana, Sharif. Fausta Speranza
ha parlato dell’importanza del voto e delle sfide politiche con Raffaele Marchetti,
docente di relazioni internazionali all’Università Luiss:
R. – Certamente
sono state elezioni caratterizzate da una violenza diffusa. Allo stesso tempo, però,
dobbiamo riconoscere che sembrano essere le prime elezioni che permettono un cambio
di governo in modo pacifico e democratico nel Pakistan. E questo mi sembra un esito
del tutto notevole. Dobbiamo, in effetti, attendere l’esito ufficiale del voto, perché
sembra che Sharif sia quasi nella situazione di poter creare un governo da solo, raccogliendo
piccoli sostegni da piccole forze. Sembra che, in effetti, il risultato finale per
la Lega di Sharif sia superiore alle aspettative.
D. – Quali le sfide che aspettano
il Pakistan dal punto di vista politico?
R. – Le sfide sono innumerevoli. Naturalmente
una sfida è certamente la gestione del terrorismo dei talebani, del rapporto con l’Afghanistan.
Il partito di Sharif è un partito comunque sensibile alle rivendicazioni islamiste.
E’ il partito che probabilmente potrà nel migliore dei modi cercare una gestione della
questione terroristica. L’altra sfida è quella economica. Il Pakistan soffre una crisi
e Sharif si è presentato come il candidato in grado di risolvere e di affrontare le
sfide economiche, perché viene da un background economico e si è sempre presentato
come l’uomo nuovo, in qualche modo fuori dalla politica, anche se naturalmente la
sua esperienza politica ormai è di lungo corso, in grado di capire i meccanismi economici,
in grado di attivare le risorse economiche per sviluppare il Pakistan.
D. –
Se pensiamo al quadro geopolitico dell’area?
R. – Il quadro geopolitico naturalmente
rimane complesso. Dall’India ci sono state aperture, certamente “diplomatiche”, però
interessanti. Gli Stati Uniti devono continuare ad avere una presenza sul territorio
e il Pakistan, malgrado tutto, rimane un alleato strategico per gli Stati Uniti. E’
chiaro che Sharif ha già annunciato che vuole interrompere il sostegno americano per
quanto riguarda l’appoggio all’attività con i droni degli Stati Uniti. Per il resto,
però sembra in qualche modo inevitabile che il Pakistan continui a collaborare. Naturalmente
l’altro grande partner è la Cina, con cui il Pakistan ha rapporti significativi, che
sicuramente continuerà a sviluppare. La triangolazione contro l’India è evidente.