La Siria: non c'entriamo con gli attacchi in Turchia. Nella guerra 80mila morti
La crisi siriana. Dopo le accuse di Ankara, Damasco nega un suo coinvolgimento negli
attentati nel sud della Turchia, costati la vita a 46 persone. I responsabili, tutti
cittadini turchi, sarebbero già stati arrestati dalle autorità. Intanto sale a 80mila
il bilancio dei morti dall’inizio del conflitto, e secondo l’Osservatorio siriano
per i diritti umani, la metà sono civili. Cecilia Seppia:
E’ di nuovo
tensione alle stelle tra Damasco e Ankara dopo gli attentati a Rey-hanli nel sud della
Turchia costati la vita a 46 civili. Il ministro degli esteri turco Davutoglu punta
il dito contro le milizie di Assad e annuncia l’arresto di 9 persone, probabilmente
le stesse coinvolte nel massacro di una settimana fa a Banias, con 62 morti. Si tratta
però di cittadini turchi, forse affiliati ai soldati governativi siriani. Ma Damasco
respinge le accuse e definisce le azioni “atti inaccettabili e contrari ai propri
valori”. “La Siria vuole portarci verso uno scenario catastrofico”, ha detto il premier
turco Erdogan, che ha anche invitato la popolazione a mantenere sangue freddo davanti
alle provocazioni. E mentre la tv araba Al-Jazeera annuncia la liberazione di 4 caschi
blu filippini rapiti dai ribelli nei giorni scorsi, l’Osservatorio siriano per i diritti
umani diffonde un nuovo bilancio di questo sanguinoso conflitto. 80 mila persone
uccise, circa 34 mila e 500 civili, i bambini morti invece sono quasi 5 mila. Sul
fronte diplomatico si fa prossimo l’incontro tra il premier israeliano Netanyahu e
il presidente russo Putin. Obiettivo: convincere Mosca a cessare la vendita a Damasco
di sistemi di difesa aerea S-300.