2013-05-12 07:44:57

Beatificazione di mons. Novarese. Il postulatore: buon samaritano dei tempi moderni


Nella Basilica romana di San Paolo fuori le Mura, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha presieduto questo sabato la Messa per la Beatificazione di mons. Luigi Novarese. Fondatore della Pia unione dei Silenziosi Operai della Crace ma anche di case di cura, centri di assistenza e corsi professionali per disabili e infermi, mons. Novarese ha speso tutta la sua vita in difesa dei più poveri e soffrenti, tanto da guadagnarsi l’appellativo di ‘apostolo degli ammalati’. Un vero e proprio samaritano dei tempi moderni, il cui messaggio è oggi ancora più attuale, come spiega, al microfono di Federico Piana, don Armando Aufiero, postulatore della Causa di Beatificazione e responsabile dei Volontari della Sofferenza:RealAudioMP3

R. – Mons. Novarese è un sacerdote dei nostri giorni. Possiamo definirlo “il buon samaritano” di oggi, perché lui – nonostante si sia preso cura delle persone sofferenti, non si è limitato all’aspetto assistenziale, ma ha cercato di entrare nella soggettività degli ammalati per far scoprire qual è il cammino e il percorso di vita che la persona sofferente è chiamata a compiere, non solo nella Chiesa ma anche nella società.

D. – L’amore per i più poveri, per i diseredati, per gli ammalati come nasce?

R. – Nasce dai compiti importanti che lui assume in modo responsabile vivendo in famiglia. La mamma, che resta vedova quando lui ha solo pochi mesi di vita, gli insegna i valori autentici della vita familiare, del rispetto, della giustizia, del darsi da fare, dell’essere in prima linea quando nessuno vuole fare qualcosa di importante. Sono insegnamenti che hanno caratterizzato la sua persona e anche la sua vocazione sacerdotale.

D. – Tornando al messaggio di mons. Novarese, come può essere attualizzato e cosa possiamo imparare ancora da lui?

R. – Mons. Novarese è un personaggio che dialoga con varie realtà. Innanzitutto, con la teologia, perché ci dice che la realtà della sofferenza non ci mette in fuori-gioco, ma noi siamo chiamati a scoprirne il significato e il senso. Sappiamo come oggi questo diventi molto importante, anche di fronte alle sfide della vita. Un’altra cosa: mons. Novarese dialoga con la medicina. Lui, che aveva sperimentato amaramente il medico che gli diceva: “Per te non c’è speranza, tu non puoi guarire”, continua a mantenere questo contatto perché sa che la medicina è molto preziosa, ma riconosce anche la forza terapeutica del cammino spirituale. La fede non è superstizione, come succede purtroppo per alcuni medici o per alcune teorie scientifiche; mons. Novarese mette in dialogo spiritualità e medicina, come compagni di viaggio. Dialoga anche con la cultura di oggi che talvolta sembra un po’ portarsi avanti su rapporti un po’ esterni, sul rumore … Mons. Novarese, attraverso il silenzio, che dice come luogo speciale per ritrovare se stessi e riscoprire la presenza del Cristo risorto, ci abitua ad avere quella confidenza con noi stessi e a riconoscere nella nostra coscienza il luogo più prezioso degli incontri salvifici e delle decisioni più importanti della vita.







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