Attacchi in Turchia: Damasco nega coinvolgimento. In Siria oltre 80mila le vittime
Damasco respinge le accuse di Ankara circa un suo coinvolgimento negli attacchi di
ieri che hanno causato almeno 46 morti e oltre 100 feriti a Reyhanli, località nella
Turchia sud-orientale situata ad appena 3 chilometri dal confine con la Siria. “La
Siria non ha commesso questo atto e non potrebbe mai farlo, perché i nostri valori
non lo permettono”, ha assicurato il ministro dell'Informazione siriano, Omran al-Zohbi,
alla tv di Stato. Di tutt’altro avviso il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu,
che punta il dito contro le milizie siriane fedeli ad Assad e parla di “progressi
significativi” nelle indagini che, intanto, hanno portato all’arresto di 9 cittadini
turchi. Lo stesso Davutoglu, poche ore dopo l’attentato, aveva affermato che la Turchia
si riserva il diritto di prendere “ogni tipo di misura” dopo le autobombe. Dunque,
la crisi siriana coinvolge ormai tutta la regione, come dimostra anche la prossima
visita del premier israeliano Benyamin Netanyahu a Sochi, in Russia (sul mar Nero),
dove cercherà di persuadere il presidente Vladimir Putin a non fornire a Damasco missili
moderni di tipo S300. Lo ha annunciato a radio Gerusalemme il ministro Silvan Shalom,
sostenendo che se questa fornitura avesse luogo, i rapporti di forza regionali sarebbero
molto alterati. L’esponente del governo israeliano sostiene inoltre che esiste la
possibilità che una volta giunte in Siria quelle armi potrebbero essere inoltrate
anche agli Hezbollah libanesi. Intanto, secondo l'opposzione siriana sono salite a
oltre 80mila le vittime dall'inizio del conflitto, nel marzo 2011, mentre si segnala
il rilascio quattro caschi blu filippini rapiti la scorsa settimana sulle alture del
Golan dai ribelli siriani. (M.G.)