Pakistan. Elezioni di sangue, 15 morti e molti feriti in tutto il Paese
Elezioni politiche di sangue, quelle che si stanno svolgendo oggi in Pakistan, dove
86 milioni di elettori sono chiamati ai circa 73 mila seggi allestiti per rinnovare
i 342 membri che compongono l’assemblea nazionale e le quattro assemblee provinciali.
Nonostante l’imponente dispiego delle forze completato ieri sera, diversi attentati
si sono verificati oggi nel Paese, con un bilancio complessivo di 15 morti e molti
feriti. Il più grave a Karachi, dove 12 persone sono morte per una bomba esplosa nell’area
di Dawood Chorangi, dove si trovava Amanullah Mehsud, candidato per l’"Awami national
party", formazione laica pasthun nel mirino dei talebani, che miracolosamente
è rimasto illeso. L’ordigno era stato nascosto a bordo di un risciò e fra i 37 feriti
ci sarebbero anche diversi bambini. Poco dopo, un’altra deflagrazione è stata avvertita
invece nella zona di Landhi. Un ordigno è scoppiato anche a Peshawar, capoluogo della
provincia di Khyber Pakhtunkhwa, nei pressi di un seggio riservato alle donne, nella
strada di Charsadda, uccidendo almeno una persona e ferendone 23. Un’altra esplosione
si è verificata in una diversa parte della città e un seggio è stato chiuso in seguito
a una sparatoria. Violenze anche a Swabi, dove due volontari dell’Awami sono stati
uccisi da una bomba a mano mentre stavano recandosi a un collegio elettorale. Infine,
il voto è stato negato alle donne nel distretto tribale del nord Waziristan, roccaforte
dei talebani al confine con l’Afghanistan. A Miranshan, il divieto è stato veicolato
attraverso gli altoparlanti delle moschee: in questa zona, molte donne vivono segregate
nei “purdah”, i quartieri-ghetto da cui non possono uscire se non accompagnate da
un uomo. Nonostante questo bilancio e le esplicite minacce dei talebani perpetrate
fino alla vigilia del voto, alle ore 12 di oggi il dato sull’affluenza alle urne era
del 30% e si presume si attesterà a fine giornata al 60, in aumento rispetto al 44%
ottenuto nella tornata elettorale del 2008. Potrebbe trattarsi di una vera transizione
democratica per il Pakistan, Paese che è stato soggetto alla dittatura talebana per
oltra la metà degli anni trascorsi dalla sua indipendenza. La maggioranza dei consensi,
secondo le stime, dovrebbe andare alla Lega dei musulmani del moderato Nawaz Sharif,
già premier negli anni Novanta. (R.B.)