Vigilia di voto in Pakistan: ancora sangue e minacce di azioni kamikaze
Al voto domani in Pakistan, sotto la minaccia degli attentati, già promessi dai talebani,
che hanno avvertito: chi andrà a votare lo farà a rischio della propria vita. nelle
ultime ore in distinti attacchi sono rimasti uccisi diveris civili soprattutto nele
zone tribali al confine con l’Afghanistan. Si tratta comunque di elezioni storiche,
la prima transizione tra governi civili, in un paese che è stato perlopiù governato
da militari. MaurizioSalvi:
E’ caratterizzata
da forti tensioni la vigilia di queste elezioni generali, a causa delle ripetute minacce
da parte dei talebani di voler sabotare, domani, il regolare svolgimento delle operazioni
di voto. Questo ha un po’ offuscato la soddisfazione delle autorità per il fatto
che ci si trova di fronte alla prima transizione democratica di un governo che ha
completato il suo mandato quinquennale. In un Paese, come il Pakistan, potenza nucleare,
che ha vissuto oltre la metà dei suoi 66 anni di indipendenza sotto regimi dittatoriali.E
alla tensione di possibili attentati terroristici si aggiunge anche l’incertezza per
un risultato difficilmente prevedibile a causa di 40 milioni di persone che votano
per la prima volta. Ed anche della cancellazione dalle liste elettorali di ben 35
milioni di votanti risultati inesistenti. Un altro elemento di novita’ che attrae
l’attenzione degli analisti e’ la presenza di ben tre, e non due come era avvenuto
in passato, forze politiche capaci di attrarre il consenso degli elettori. Oltre infatti
agli storici Partito del popolo pachistano, che ha guidato il governo uscente, e Lega
musulmana pachistana di Nawaz Sharif, e’ salito sul davanti della scena il Movimento
pachistano per la giustizia dell’ex campione di cricket Imran Khan, che sembra poter
fare breccia fra i giovani. Dell’importanza di queste elezioni generali che sono
le più incerte e violente della storia recente del Pakistan, Lidia O’Kane,
ha parlato con padre Robert Mc Culloch, sacerdote della Società di San Colombano
per le missioni estere, missionario in Pakistan da oltre 32 anni:
R. – It’s a
very historical significant event in the political life of Pakistan … E’ un evento
storico ed importante nella vita politica del Pakistan come Paese: il fatto che ci
sia stato questo completamento, coronato di successo, da parte del governo precedente
– un governo civile che ha lavorato per cinque anni – e non solo. Infatti, c’è stata
anche una transizione di successo che ha portato a queste elezioni. Questo dà un’indicazione
in merito alla maturità del procedimento politico in Pakistan; in realtà, la dice
lunga anche sulla maturità riguardo alla comprensione del ruolo dei militari nel tessuto
della vita del Pakistan: significa che non è necessario che intervengano quando nasce
un problema o si verificano delle difficoltà nell’arena politica, perché affrontare
questi ricade ora nell’ambito delle responsabilità del processo politico. Ecco: queste
sono le elezioni che ci troviamo di fronte. Credo che la convinzione della gente in
Pakistan che queste elezioni debbano svolgersi comunque è l’elemento che ha superato
la violenza attuale. Ma ci sono ostilità grandissime sia all’interno degli stessi
partiti politici, sia tra i partiti politici.
D. – Parliamo della comunità
cattolica in Pakistan …
R. – I would say, first of all, there is a problem
within Pakistan, that they themselves … Direi prima di tutto che c’è un problema
all’interno del Paese, ed è che i cristiani stessi non sono sufficientemente organizzati,
per quanto riguarda il voto, in modo da poter essere in grado di influenzare le elezioni.
Se poi si osserva la situazione dei partiti, è necessario considerare la situazione
– dal punto di vista dei cristiani – partendo da fatti passati e dalla retorica del
presente, e poi vedremo quali saranno i risultati. Prendiamo ad esempio Imran Khan:
nel suo partito è un leader molto carismatico; ma è un leader carismatico che sa "suonare
qualsiasi tipo di musica" per qualsiasi tipo di uditorio che vuole sentire quella
specifica musica. In un messaggio particolare rivolto ai giovani della classe media
emergente a Karachi dirà una cosa; alle genti delle zone tribali e nelle zone frontaliere
del Nord del Pakistan dirà un’altra cosa … Recentemente, ancora, circa due settimane
fa, nel Punjab meridionale, egli ha pensato di riesumare la retorica esclusivista
ed escludente dei dittatori militari, ponendo quella domanda: “Cosa significa Pakistan?”,
e per risposta ha citato una risposta musulmana, dicendo – in altre parole: “Pakistan
significa uno Stato islamico”. Ecco, quindi questo tipo di incertezze da parte di
vari leader in realtà credo che rappresentino una minaccia per i cristiani in Pakistan.