Guglielmo Epifani potrebbe essere il segretario-traghettatore del Pd: sul suo nome
c’è infatti un’ampia convergenza tra le varie componenti e questo sabato l'Assemblea
nazionale del partito potrebbe ufficializzarlo. Intanto è ancora l’IMU a dominare
il dibattito politico, mentre Beppe Grillo definisce un “golpe” il nuovo governo e
chiede che la questione dello “Ius Soli”, ovvero la cittadinanza ai figli di immigrati
nati in Italia, sia sottoposta a referendum. Paolo Ondarza:
Si dovrà attendere
metà della prossima settimana per il varo del decreto legge che sospende l’Imu di
giugno sulla prima casa e rifinanzia la cassa integrazione in deroga. Il Pdl insiste
anche sulla restituzione della tassa pagata nel 2012, ma i comuni chiedono di essere
convocati dal governo e avvertono: senza una compensazione salteranno i bilanci. Un
percorso in salita dunque per l’esecutivo che per i primi 100 giorni di attività punta
ad obbiettivi raggiungibili e condivisi. Non ci sarà nessuno scontro ideologico tra
austerità e crescita – assicura il premier Letta al presidente dell'Europarlamento
Schulz in visita a Roma, e a lui spiega: “condividiamo la necessità di avere i conti
a posto, ma l’Europa dia risposte sulla disoccupazione giovanile, perché senza lavoro
non c’è speranza”. Letta risponde poi a Grillo: “inaccettabile” definire il governo
un golpe: “noi tagliamo gli stipendi ai ministri, il leader 5 stelle fatica a imporre
tagli sulla diaria”. Per questo sabato si profila un’altra giornata calda per la
politica: il Pdl sarà a Brescia per la manifestazione a sostegno di Berlusconi e contro
i cosiddetti “pm politicizzati”, mentre a Roma si svolgerà l’Assemblea Nazionale del
Pd chiamato a designare un segretario che sappia traghettare la fase più travagliata
della storia del partito.
Si svolge dunque a Roma l'Assemblea nazionale del
Partito Democratico. Tra i nodi che dovrà affrontare anche la segreteria in vista
del congresso. Sul momento che il partito sta vivendo, Alessandro Guarasci
ha sentito lo storico e politilogo Agostino Giovagnoli:
R. - La crisi
della sua identità è stato un elemento ricorrente. Oggi, questo problema sta arrivando
a toccare proprio l’esistenza stessa del partito, questa è un po’ la scelta che si
trova davanti. Quindi, una serie di nodi che sono stati rimandati negli anni si ripresentano
tutti insieme e purtroppo si ripresentano in una situazione di confusione; mentre
sarebbe necessaria, ovviamente, la possibilità di una questione approfondita che ripercorresse
anche un po’ tutta la storia degli ultimi vent’anni.
D. - Ma il nodo secondo
lei è solo la leadership, o più in generale la capacità di governare un partito con
diverse anime?
R. - Questo partito è strutturato fortemente intorno ad una
leadership e ha una continuità dalla fine della prima repubblica fino ad oggi; o se
vogliamo più leadership che si sono incontrate e saldate tra di loro, provenienti
da diverse tradizioni. Tuttavia, una leadership non fa un partito e questo è forse
il paradosso del Pd: questa leadership ha portato con se tutta una serie di rapporti,
legami con parti diverse della società italiana ma non ha mai fuso in un progetto
comune queste diverse componenti, che appunto facevano capo ai diversi leader. Dunque,
oggi questa leadership, per motivi biografici, tende al declino, o di fronte a spinte
di rinnovamento, radicali che emergono nella società in cui viviamo. È chiaro che
venendo meno la forza di questa leadership viene meno il collante che ha tenuto insieme
il partito fino ad ora.
D. - Secondo lei, ha ancora un senso la presenza dei
cattolici democratici in questo partito, oppure è comunque un partito che andrà verso
sempre più un’identità socialdemocratica?
R. - Oggi in realtà la stessa cultura
socialdemocratica, o qualcosa di simile è in crisi, non solo la componente cattolica.
Oggi, in realtà, il problema del Pd è la forte tentazione della cultura che chiamiamo
sbrigativamente “grillina”, cioè una “non cultura politica”. Il Pd si è sfasciato
sul problema dell’elezione del presidente della Repubblica, perché i suoi parlamentari
non hanno mostrato di avere una tipica cultura del partito, dell’unità del partito,
una cultura politica tradizionale. Ha prevalso una sensibilità legata ai “social network”,
o comunque un tipo di relazioni che sono di generi diversi rispetto a quelle di un
partito tradizionale. Quindi, oggi l’identità del Pd è a forte rischio perché siamo
oltre sia alla tradizione socialdemocratica, sia alla tradizione cattolico democratica.