2013-05-09 15:39:55

Tragedia di Genova. Luigi Merlo: porti italiani piccoli e a rischio, serve nuova legge


Giornata di lutto a Genova per l'incidente al porto, martedì, della Jolly Nero costato la vita a sette persone. Al dolore della città si unisce con profonda partecipazione anche Papa Francesco che indirizza un telegramma alla Diocesi. "Ci sarà un impegno concreto del Governo per aiutare il porto di Genova a ripartire", ha promesso il ministro dell'Ambiente, Orlando, oggi in visita al capoluogo ligure. Il servizio di Dino Frambati: RealAudioMP3

Mentre proseguono le ricerche dei due dispersi sotto le macerie della torre di controllo del porto di Genova, fatta crollare dalla Jolly Nera in manovra martedì scorso, stamattina la città si è fermata per il lutto cittadino proclamato dal Comune con migliaia di persone radunate in piazza Matteotti, dove il sindaco Doria ha definito la vicenda “pagina triste della storia di Genova”. Tra la gente anche gli armatori Messina della Jolly. Monsignor Luigi Molinari, vicario del lavoro, ha ricordato che “la Chiesa è vicina ai lavoratori” ed invitato alla solidarietà. Parole disturbate dalla contestazione di un piccolo gruppo di portuali che hanno letto un documento contro le istituzioni. “Cattivo gusto avere interrotto proprio monsignor Molinari”, ha commentato Sergio Migliorini, segretario Cisl Liguria, che ha sottolineato come Genova abbia reagito alla disgrazia con dignità. Sul piano delle indagini sono attesi a breve i primi risultati delle perizie sulla nave. Ed in mattinata in Diocesi è arrivato il telegramma di cordoglio di Papa Francesco, a firma del segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, dove esprime “profonda partecipazione al dolore della città” ed affida alla “materna protezione della Vergine della Guardia quanti colpiti dal drammatico evento”.


Migliorano intanto le condizioni dei quattro feriti ricoverati in ospedale, mentre proseguono le indagini della magistratura: l'inchiesta è per omicidio colposo plurimo, indagati restano il comandante della nave, la "Jolly Nero", e il pilota che era in plancia con lui. L’ipotesi che prende sempre più forma sembra sia quella dell’avaria ai motori, all’origine dell’impossibilità di gestire la nave, ma non si esclude la concausa dell'errore umano. Francesca Sabatinelli ha intervistato Luigi Merlo, presidente dell'Autorità portuale di Genova:RealAudioMP3

R. – Per quel che riguarda il recupero delle due persone, si è deciso di intervenire sulla parte di torre crollata per demolirla in parte e quindi aprire ulteriori varchi ai subacquei per consentire il recupero delle due persone. Questa mattina hanno fatto il punto tutte le autorità competenti per quel che riguarda le operazioni di recupero, che attualmente è l’impegno maggiore. Dal punto di vista, invece, della ricostruzione degli eventi, la magistratura sta indagando. Mi pare stiano emergendo le prime indicazioni. Come già sottolineato sin dal primo momento, era impensabile che durante una manovra – che è abbastanza tipica all’interno del porto – la nave si fosse avvicinata alla torre piloti in quel modo. Mi pare sia già emerso un elemento legato all’avaria Bisogna capire se ci siano altre concause, ma questo la magistratura potrà accertarlo con il suo lavoro e attraverso la lettura della scatola nera di bordo.

D. – La questione dell’avaria esclude, a suo giudizio, l’errore umano?

R. – Credo che nessuno possa escluderlo o, ad oggi, confermarlo. Potrebbero anche essere concause. Bisogna capire se nel momento in cui è stato accertato il fatto che la nave non poteva andare in avanti, e che quindi continuava ad andare a marcia indietro, avrebbero potuto essere attivati altri interventi. Questo credo si debba verificare attraverso le testimonianze. Ci sono già le prime, quelle delle registrazioni. Parliamo di frazione di minuti, di alcuni secondi: si tratta veramente di una situazione che si è evoluta in tempi rapidissimi. Quindi, bisognerà capire bene – assolutamente bene – quello che è accaduto.

D. – Lei sottolineava come Genova sia da considerarsi un porto estremamente sicuro e però, allo stesso tempo, un porto che per quello che deve offrire andrebbe ingrandito…

R. – E’ così. Le navi crescono sempre più di dimensione, le compagnie decidono in pochi anni di aumentare di 30-40-50 metri la lunghezza delle loro navi. Lo possono fare in tre anni, tanto ci vuole per costruire una nuova nave, invece per costruire un nuovo porto occorrono decenni, perché bisogna pensare a un piano regolatore, farlo approvare – con la burocrazia italiana che è lentissima, – poi occorre prevedere l’opera, finanziarla. Quindi, c’è questo elemento che in Italia si è aggravato perché da anni si è abbandonata una politica portuale. E’ un’economia importante, fondamentale per questo Paese, ma il parlamento se n’è dimenticato: sono otto anni che discute inutilmente su una legge di riforma senza produrre nulla, arenandosi continuamente attraverso veti incrociati o interessi particolari, mentre l’Europa va molto avanti, mentre il sistema internazionale agisce per poter adeguare il sistema portuale alle nuove esigenze. Rischiamo di avere tutti porti per navi piccole, pregiudicando una prospettiva economica fondamentale per il nostro Paese, magari arrivando al paradosso che le merci destinate all’Italia vengano da porti del Nord Europa.

D. – L’assurdità è che sia una tragedia come questa, adesso, a riproporre il problema…

R. – E’ esattamente così. Io sono anche presidente dei Porti italiani: abbiamo provato in tutti i modi, in questi anni, a lanciare grida d’allarme senza essere ascoltati. L’ultima volta, quando ci siamo resi conto che non si riusciva a procedere con il governo, abbiamo inviato una lunga lettera al presidente della Repubblica, Napolitano, chiedendogli di intervenire perché questo silenzio del parlamento, della politica rispetto all’economia del mare per noi è veramente inaccettabile. Parliamo di un settore che – solo per i porti – garantisce ogni anno 13 miliardi di euro di entrate all’erario italiano, senza avere il ritorno di un euro, anzi: in questi anni, sono state cancellate anche le risorse per le manutenzioni nei porti. Questa è la risposta rispetto al nostro lavoro.

D. – La risposta all’assenza e al silenzio è stata anche la rabbia dei lavoratori, questa mattina…

R. – Sì, di una parte dei lavoratori. C’è stato un momento di non allineamento tra le organizzazioni sindacali e un gruppo di lavoratori. Però, questo fa parte di una situazione, di un clima, legati proprio anche al fatto che, rispetto al lavoro di tante persone – nel porto di Genova operano 30 mila persone, tra lavoratori diretti e lavoratori indiretti – si ha la sensazione che il lavoro emerga solo in situazioni drammatiche come queste, ma che poi nessuno si renda conto del contributo che si dà al sistema-Paese.

D. – C’è stato subito l’interessamento del premier Letta – ieri era a Genova – così come del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Lupi, mentre oggi attendete quello dell’ambiente Orlando…

R. – La risposta del governo è stata straordinaria: il presidente Letta è venuto, con lui ci eravamo sentiti ripetutamente per telefono nei giorni scorsi, così come dopo la sua visita. Con il ministro Lupi abbiamo iniziato anche un piano d’azione, oggi ne parlerò anche con il ministro Orlando. Il governo è stato molto vicino, non in maniera formale, ma in maniera concreta, di questo siamo profondamente grati, la loro vicinanza è stata di aiuto, di conforto, di sostegno, e credo che sarà anche parte attiva perché bisogna ripristinare alcuni servizi, dare aiuti soprattutto ad alcune aree come il Corpo piloti che ha perso tutto: ha perso la sede, ha perso imbarcazioni, ha perso uomini. Quindi, ci sono delle realtà che dobbiamo tutti contribuire a fare riattivare.







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