Festa per l'Europa. L’ambasciatrice Ue in Vaticano: in piena crisi riscoprire i valori
"Celebrare l'Europa in tempi di grave crisi significa impegnarsi per un cambiamento":
così Martin Schulz, presidente del parlamento Europeo, ricorda, la giornata dell'Europa
che si celebra oggi 9 maggio. E proprio di crisi e di valori ha parlato Fausta
Speranza con la ambasciatrice capo della delegazione dell'Unione Europea presso
la Santa Sede, Laurence Argimon-Pistre:
R. – We have
saved Euro, hopefully; the Eu has gone through the storm… Abbiamo salvato l’euro
– almeno, lo speriamo – l’Unione Europea ha superato la tempesta e ora riusciamo a
vedere le cose in modo più tranquillo, se così si può dire. E’ evidente, però, che
la crisi colpisce pesantemente i cittadini, spingendo la gente in situazioni molto
difficili: disoccupazione, sì, ma anche la perdita di benefici sociali, la difficoltà
di pagare l’affitto e situazioni di questo tipo. E’ dunque importante oggi ricordare
fondamentalmente quali siano i valori in Europa, per l’edificazione dell’Unione Europea.
Non ne va soltanto dell’Europa ma dei valori sui quali l’Unione Europea si fonda.
Sono valori di fondamentale importanza, che sono le colonne per la costruzione europea.
Questi valori sono la non discriminazione, la solidarietà, la coesione: si è sempre
ribadita la necessità di un campo d’azione uguale per tutti, per i popoli, per i Paesi,
per le regioni. Assistiamo oggi ad un’ondata di angoscia, che è normale, ma assistiamo
anche ad un’ondata di xenofobia, di razzismo, di aggressioni in base a stereotipi,
come ad esempio Nord contro Sud, Ovest contro Est, i popoli indigeni contro gli immigranti
e cose di questo genere. Tutto questo suona molto male, se ricordiamo le ragioni per
le quali l’Europa è stata “creata”.
D. – Questo è l’anno dei cittadini: secondo
lei, quale potrebbe essere il ruolo dei cittadini?
R. – Well, the year of the
citizen purpose is to get the citizens to understand… Lo scopo dell’anno del cittadino
è far conoscere ai cittadini i loro diritti: infatti, spesso questi diritti non sono
ben conosciuti dalla gente. E’ importante, quindi, che essi abbiano consapevolezza
di tutti gli strumenti che hanno per reagire alle cose che si stanno verificando.
Ad esempio, un ragazzo o una ragazza che non trovino lavoro nel proprio Paese, possono
andare in un altro Paese a cercare lavoro: ci sono un certo numero di norme apposite,
che sono leggi europee. L’idea è proprio quella di dare a tutti la capacità di comprendere.
Ma c’è anche un altro margine di azione. Esiste uno strumento che è veramente interessante
e che è stato creato dal Trattato di Lisbona e si chiama “iniziativa del cittadino”.
Un po’ come in Svizzera, dove c’è la possibilità di presentare petizioni. In questo
caso è molto simile: è necessario che un milione di cittadini uniscano le loro firme,
da sette Paesi diversi, ma una volta raggiunto il milione di firme, il testo può essere
inviato a Bruxelles e la Commissione deve prendere posizione, deve incontrare
le persone. Non è obbligata a prendere una decisione, ma è obbligata a prendere posizione
ed a presentare una risposta al Parlamento Europeo: quindi, è molto importante.
D.
– Attualemnte, è in atto un’iniziativa di questo tipo in favore della vita…
R.
– May be Europe has been seen in a very economic kind of way… Forse, l’Europa è
stata vista da un aspetto sostanzialmente economico, ma noi dobbiamo chiederci quale
tipo di Europa noi vogliamo. La risposta non verrà dalle istituzioni, bensì dai cittadini.
D.
– Cosa possiamo pensare guadando ai risultati delle elezioni in Italia, dove è stata
forte la protesta antipolitica, o in Islanda che era in procinto di entrare in Europa,
mentre il vincitore delle elezioni è un euroscettico?
R. – The problem is that
Europe is not very popular these days… Il punto è che l’Europa, in questo momento,
non è molto popolare. Questo non ci sorprende molto, soprattutto se pensiamo all’austerità
che è percepita fortemente come una sorta di "diktat" da parte dell’Europa. Anche
se questo non è propriamente esatto, d’altro canto il modo in cui i governi hanno
reagito è stato molto veloce. Credo ci sia una sfiducia generalizzata: la cosa importante
è che la gente comprenda che il loro futuro è in Europa. Pensiamo, ad esempio, se
la Grecia fosse stata costretta ad uscire dall’Europa, cosa ne sarebbe stato di quella
nazione? Anche i Paesi “grandi” hanno poco futuro se lasciati a se stessi, con la
globalizzazione, con l’impetuosità della globalizzazione. Anche la Germania o la Francia
da soli sarebbero piccoli nel mondo globale… Se sei piccolo, non sei in grado di reagire.