Congo: Onu accusa soldati e ribelli per abusi sui civili
Stupri, violenze sessuali, esecuzioni sommarie e saccheggi sistematici: è lungo l’elenco
delle violazioni dei diritti umani inflitte alle popolazioni del Nord Kivu nei scorsi
mesi, colpite indiscriminatamente sia dei ribelli del Movimento del 23 marzo (M23)
che dalle Forze armate regolari (Fardc). La denuncia ad entrambe le parti coinvolte
nella crisi in corso nella ricca ed estesa provincia mineraria dell’est del Congo
- riferisce l'agenzia Misna - è contenuta in un rapporto stilato dall’Alto commissariato
Onu per i diritti umani e dalla locale missione di pace delle Nazioni Unite (Monusco).
Il documento, frutto di un’inchiesta sul terreno, è stato pubblicato ieri a Kinshasa
e a New York. Nell’offensiva che lo scorso novembre ha portato l’M23 a prendere il
controllo di Goma, il capoluogo regionale, sono stati commessi almeno 200 casi di
stupro, di cui 59 vengono attribuiti ai ribelli e 135 ai soldati congolesi in ritirata
verso Minova, una località della confinante provincia del Sud Kivu. Tra le vittime
ci sono una trentina di bambine e ragazze di un’età compresa tra i sei e i 17 anni.
A queste gravi violazioni si è aggiunta una dozzina di esecuzioni arbitrarie di civili,
soprattutto da parte dell’M23, ma anche casi di reclutamento di bambini soldato, di
lavoro forzato e altri trattamenti “disumani e degradanti” durante l’occupazione di
Goma. “Negli ultimi anni la popolazione congolese ha subito un livello intollerabile
di violenza. Si è trattato di violazioni spaventose, soprattutto le violenze sessuali
documentate dal rapporto, sia per il loro carattere sistematico che per il loro numero”
ha denunciato l’Alto commissario per i diritti umani, Navi Pillay. Dietro pressioni
internazionali il governo di Kinshasa ha aperto un’inchiesta che finora ha portato
alla sospensione di 12 soldati e ufficiali. “Gli sforzi recenti intrapresi dalle autorità
congolesi sono una tappa importante ma rimane ancora molto da fare per rendere giustizia
alle vittime e per ristabilire la fiducia della popolazione civile nel sistema giudiziario”
ha sottolineato la Pillay. Nel 2012 i casi di violazioni dei diritti umani commessi
nell’ex colonia belga sono aumentati del 50% rispetto all’anno precedente. Anche quest’anno,
nonostante una tregua nei combattimenti e colloqui di pace in corso tra l’M23 e il
governo congolese, la situazione sul terreno è rimasta molto instabile. La società
civile del Nord Kivu ha denunciato il rapimento di almeno 30 persone dall’inizio di
aprile nel territorio di Rutshuru, feudo dell’M23. Oltre a percepire illegalmente
tasse e imposte varie, i ricatti chiesti per liberare gli ostaggi finanziano la ribellione
nata un anno fa con il sostegno dei governi ruandese e ugandese. L’Ufficio Onu per
i rifugiati a Kampala ha riferito che negli ultimi giorni almeno 1.000 congolesi hanno
varcato il confine con l’Uganda per evitare di essere reclutati con la forza dall’M23.
I ribelli sono sul piede di guerra per il prossimo dispiegamento nella regione di
3.000 militari del Sudafrica, della Tanzania e del Malawi nell’ambito di una brigata
speciale voluta dal Consiglio di sicurezza. (R.P.)