Bangladesh: ancora un incendio in una fabbrica tessile. Oltre 800 morti per il crollo
del Rana Plaza
Un incendio è divampato in una fabbrica di indumenti in un distretto industriale di
Dhaka. Il bilancio parziale è di 7 morti ma potevano essere molte di più secondo la
polizia. L'incendio infatti si è sviluppato dopo l'orario di lavoro, quando quasi
tutti i lavoratori erano usciti. La fabbrica appartiene al Gruppo Hai Tung, un grande
esportatore di abbigliamento, e non fa turni notturni. Fra le vittime vi sono il proprietario
dello stabilimento e altri suoi collaboratori. La tragedia avviene a due settimane
dal crollo del Rana Plaza, l’edificio di otto piani alla periferia di Dhaka ceduto
all’improvviso il 24 aprile, quando almeno 3.000 operai di sei laboratori tessili
per la produzione di abbigliamento a basso costo destinato al mercato occidentale
situati nel palazzo, erano al loro posto di lavoro. I corpi recuperati sarebbero più
di 800. Secondo fonti ufficiali raccolte dall'agenzia Misna, a 15 giorni dalla più
grave tragedia della storia industriale del Bangladesh, solo 580 corpi sono stati
identificati e restituiti ai familiari. Non è ancora noto quante persone si trovassero
esattamente al Rana Plaza al momento del crollo, ma esercito, pompieri, e Mezzaluna
Rossa continuano a cercare ancora fra le macerie nella speranza di trovare superstiti;
gli estratti vivi sono stati finora quasi 2.500. Il ministro del settore tessile,
Abdul Latif Siddique, ha annunciato intanto la chiusura di 18 fabbriche per motivi
di sicurezza, 16 a Dhaka e 2 a Chittagong, seconda città del Paese. Si tratta dei
primi provvedimenti del genere dopo il crollo. “Abbiamo constatato che coloro che
sostengono di avere le fabbriche più a norma del Bangladesh non hanno affatto rispettato
le regole di costruzione” ha detto il ministro. E’ emerso infatti che il proprietario
del Rana Plaza, Sohel Rana, finito agli arresti, ha costruito l’edificio oltre i limiti
consentiti, aggiungendo almeno tre piani non autorizzati. Il governo ha istituito
nel frattempo una nuova commissione d’inchiesta incaricata di ispezionare 4.500 industrie
tessili per verificare il rispetto delle norme per l’edificazione. Una commissione
analoga era stata annunciata già a novembre, dopo l’incendio che in un’altra fabbrica
tessile aveva provocato 111 morti, ma le ispezioni effettuate da allora non hanno
portato miglioramenti in merito alla sicurezza. “Ci sono testimonianze di superstiti
che sono stati tratti in salvo dalle macerie ma con qualche arto in meno, ed è proprio
qui che oltre la sciagura c’è il danno: in Bangladesh le persone con handicap di arti
non hanno possibilità di lavorare” scrive la volontaria italiana Maria Cristina Palumbo
su ‘L’altra voce dal Bangladesh’, un ‘foglio di collegamento’ dal Paese asiatico,
redatto insieme a padre Giovanni Gargano, missionario saveriano. “Nel grande scenario
delle tragedie – scrive padre Giovanni – le parole che possono descrivere alcune catastrofi
non sono sufficienti, anzi si resta impietriti di fronte a tanta sofferenza che vedi
scolpita nel volto delle persone coinvolte in questi eventi così drammatici…senza
trovare una risposta se non quella di mostrare la rabbia nei confronti di coloro che
invece di pensare alla vita della gente pensano solo di portare avanti il proprio
business e tornaconto”. Il Bangladesh è il secondo esportatore di tessili al mondo
dopo la Cina: un’industria che assorbe oltre il 40% della manodopera del Paese e rappresenta
l’80% delle esportazioni. (R.P.)