"In Turchia sulle orme di Paolo": un libro sull'impegno missionario dell'Apostolo
delle Genti
“In Turchia sulle orme di Paolo” è il libro di Giovanni Uggeri, ordinario di
Topografia Antica all’Università “La Sapienza” di Roma, edito dalla Libreria Editrice
Vaticana e presentato di recente al Collegio Bellarmino. 344 pagine per comprendere
in maniera approfondita il contesto ambientale, storico e religioso nel quale l’Apostolo
delle Genti ha operato per annunciare, nell’attuale Turchia, la nuova fede. Ma quali
le principali tappe compiute da san Paolo? Ascoltiamo lo stesso Uggeri, al microfono
di Elisa Sartarelli:
R. - Diciamo
che Paolo è sì originario di Tarso, ma aveva viaggiato molto anche prima della sua
esperienza cristiana, cioè prima della chiamata sulla via di Damasco, perché aveva
studiato a Gerusalemme. Anche dopo la chiamata, prima dei viaggi missionari canonici,
era arrivato fino in Arabia, era tornato a Damasco, a Gerusalemme. I viaggi di cui
si parla nel libro, sono invece i tre grandi viaggi missionari che sono descritti
negli Atti degli Apostoli. Il primo è limitato esclusivamente alla parte meridionale
dell’Anatolia, cioè entro l’attuale Turchia; il secondo attraversa tutta la Turchia
e poi riguarda anche la Grecia; il terzo è analogo, però ha un lungo soggiorno ad
Efeso che allora era la capitale dell’Asia. Quindi Paolo passa dalla capitale dell’Oriente
- che era Antiochia, dove aveva insegnato all’inizio insieme a Barnaba, dove poi si
recherà anche Pietro - alla capitale dell’Asia. Poi il suo desiderio è quello di predicare
nella capitale del mondo, che allora era Roma. Ecco perché insiste per essere deferito
all’imperatore, cosa che gli riesce dopo la prigionia a Cesarea di Palestina. Dopo
la prigionia, infatti, Paolo viene portato a Roma, dove avrà l’opportunità di predicare
e dove poi subirà il martirio.
D. – Oltre alla descrizione di questi viaggi,
nel suo libro si parla anche di monumenti classici…
R. - I monumenti di età
Classica sono tantissimi, ma non sono una novità. Lo scopo del libro non è quello
di descrivere questi monumenti, che sono naturalmente accennati per completezza, ma
di segnalare la presenza di una grande eredità cristiana, e come queste città abbiano
tutte un ritaglio cristiano anche monumentale, monumenti che magari sono trascurati
dai turisti. Ad esempio, tutti conoscono l’Artemision di Efeso, perché era una delle
“sette meraviglie del mondo”, ma bisogna anche ricordare la grande Basilica di San
Giovanni Evangelista, dove è sepolto San Giovanni Evangelista, poi la chiesa dove
Maria fu dichiarata Madre di Dio, la Casa di Maria... Quindi mettere in evidenza questi
monumenti che interessano i cristiani, e che sono il risultato di quella predicazione
condotta da Paolo già a metà del primo secolo, che aveva fatto sì che la Turchia fosse
il Paese dove il Cristianesimo era maggiormente diffuso.
D. - Quindi monumenti
paleocristiani…
R. - Sì, monumenti paleocristiani, che sono molto più numerosi
di quello che si pensa, non soltanto nelle grandi città che furono le mete di Paolo,
ma spesso anche in località minori che di solito non si visitano ma che hanno bei
monumenti ancora ben conservati risalenti ai primi secoli del cristianesimo.
D.
- Come è nata l’idea di parlare del percorso intrapreso dall’Apostolo delle Genti?
R.
- Perché la predicazione di Paolo è quella che ha introdotto il cristianesimo nell’Anatolia,
nella Turchia. Quindi seguendolo abbiamo non solo il piacere di ripercorrere l’esperienza
e l’avventura nella predicazione di Paolo, ma di ritrovare le strade che egli ha percorso,
di ritrovarne le città, i monumenti che esistevano allora, ai tempi di Paolo - la
metà del Primo Secolo dopo Cristo - e quello che è nato dalla predicazione di Paolo,
cioè la trasformazione della città in città cristiane con le grandi basiliche, le
chiese, ecc.