Il Papa: i cristiani costruiscano ponti non muri, la verità è un incontro
L’evangelizzazione non è fare proselitismo. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco
nella Messa alla Casa Santa Marta. Il Papa ha ribadito che il cristiano che vuole
annunciare il Vangelo deve dialogare con tutti, sapendo che nessuno possiede la verità,
perché la verità si riceve dall’incontro con Gesù. Alla Messa, concelebrata dal cardinale
Francesco Coccopalmerio e mons. Oscar Rizzato, hanno preso parte un gruppo di dipendenti
dei Servizi generali del Governatorato, della Cancelleria del Tribunale dello Stato
Vaticano e della Floreria. Il servizio di Alessandro Gisotti:
I cristiani
di oggi siano come Paolo che, parlando ai greci nell’Areopago, costruì ponti per annunziare
il Vangelo senza condannare nessuno. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco che
ha messo l’accento sull’atteggiamento “coraggioso” di Paolo che “si avvicina di più
al cuore” di chi ascolta, “cerca il dialogo”. Per questo, ha osservato, l’Apostolo
delle Genti fu davvero un “pontefice, costruttore di ponti” e non “costruttore di
muri”. Questo, ha aggiunto, ci fa pensare all’atteggiamento che sempre deve avere
un cristiano:
“Un cristiano deve annunziare Gesù Cristo in una maniera che
Gesù Cristo venga accettato, ricevuto, non rifiutato. E Paolo sa che lui deve seminare
questo messaggio evangelico. Lui sa che l’annunzio di Gesù Cristo non è facile, ma
che non dipende da lui: lui deve fare tutto il possibile, ma l’annunzio di Gesù Cristo,
l’annunzio della verità, dipende dalla Spirito Santo. Gesù ci dice nel Vangelo di
oggi: ‘Quando verrà Lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità’. Paolo
non dice agli ateniesi: ‘Questa è la enciclopedia della verità. Studiate questo e
avrete la verità, la verità!’. No! La verità non entra in una enciclopedia. La verità
è un incontro; è un incontro con la Somma verità: Gesù, la grande verità. Nessuno
è padrone della verità. La verità si riceve nell’incontro”.
Ma perché Paolo
ha agito così? Innanzitutto, ha affermato il Papa, perché “questo è il modo” di Gesù
che “ha parlato con tutti” con i peccatori, i pubblicani, i dottori della legge. Paolo,
dunque, “segue l’atteggiamento di Gesù”:
“Il cristiano che vuol portare
il Vangelo deve andare per questa strada: sentire tutti! Ma adesso è un buon tempo
nella vita della Chiesa: questi ultimi 50 anni, 60 anni sono un bel tempo, perché
io ricordo quando bambino si sentiva nelle famiglie cattoliche, nella mia: ‘No, a
casa loro non possiamo andare, perché non sono sposati per la Chiesa, eh!’. Era come
una esclusione. No, non potevi andare! O perché sono socialisti o atei, non possiamo
andare. Adesso - grazie a Dio – no, non si dice quello, no? Non si dice quello no?
Non si dice! C’era come una difesa della fede, ma con i muri: il Signore ha fatto
dei ponti. Primo: Paolo ha questo atteggiamento, perché è stato l’atteggiamento di
Gesù. Secondo: Paolo è consapevole che lui deve evangelizzare, non fare proseliti”.
La
Chiesa, è stata la sua riflessione citando Benedetto XVI, “non cresce nel proselitismo”,
ma “cresce per attrazione, per la testimonianza, per la predicazione”. E Paolo aveva
proprio questo atteggiamento: annuncia non fa proselitismo. E riesce ad agire così
perché “non dubitava del suo Signore”. “I cristiani che hanno paura di fare ponti
e preferiscono costruire muri – ha avvertito – sono cristiani non sicuri della propria
fede, non sicuri di Gesù Cristo". I cristiani invece, è stata la sua esortazione,
facciano come Paolo e inizino "a costruire ponti e ad andare avanti":
“Paolo
ci insegna questo cammino di evangelizzare, perché lo ha fatto Gesù, perché è ben
consapevole che l’evangelizzazione non è fare proselitismo: è perché è sicuro di Gesù
Cristo e non ha bisogno di giustificarsi e di cercare ragioni per giustificarsi. Quando
la Chiesa perde questo coraggio apostolico diventa una Chiesa ferma, una Chiesa ordinata,
bella, tutto bello, ma senza fecondità, perché ha perso il coraggio di andare alle
periferie, qui dove sono tante persone vittime dell’idolatria, della mondanità, del
pensiero debole… tante cose. Chiediamo oggi a San Paolo che ci dia questo coraggio
apostolico, questo fervore spirituale, di essere sicuri. ‘Ma, Padre, noi possiamo
sbagliarci’…. 'Avanti, se ti sbagli, ti alzi e avanti: quello è il cammino'. Quelli
che non camminano per non sbagliarsi, fanno uno sbaglio più grave. Così sia”.