Migliorare le condizioni di vita nei Cie. Le Associazioni chiedono nuove norme
Per il presidente del Senato, Piero Grasso, in Italia lo “ius soli deve essere
temperato. Si può dare la cittadinanza a coloro che abbiano determinati requisiti”.
Intanto, le Associazioni della campagna “LasciateCientrare” chiedono che cambi la
norma per i Cie, i Centri di identificazione per gli immigrati, entrati in modo irregolare.
Il servizio di Alessandro Guarasci:
Condizioni di
vita più umane, accorciare il tempo massimo - ora 18 mesi - per l’identificazione
degli immigrati irregolari. Sono le principali richieste delle Associazioni che periodicamente
visitano i Cie. Si tratta di giornalisti, medici, avvocati. In un rapporto, il sottosegretario
all’Interno del precedente governo, Saverio Ruperto, aveva chiesto che il limite per
la permanenza fosse portato a 12 mesi. Gabriella Guido della Campagna “LasciateCientrare”:
"Anche
12 mesi sono impossibili da vivere in centri come questi. Più che pena anticipata,
è una vera e propria detenzione senza aver commesso nessun reato, in luoghi che sono
veramente - a vederli - insostenibili. Sicuramente, il carcere è meglio".
Non
di rado le condizioni di vita sono carenti: pochi bagni, condizioni igieniche scarse,
sovraffollamento. E in alcuni Cie sono finiti anche bambini. Ma non si può fare altrimenti?
Michele Passione, dell’Unione Camere Penali:
"E' evidente che si
potrebbe e si dovrebbe fare in altro modo, ma se non lo si fa non lo si fa per un
verso perché ci sono difficoltà all'identificazione dei soggetti che spesso provengono
da Paesi molto lontani con i quali non vi sono rapporto stabili attraverso strutture
consolare, e dunque è obiettivamente difficile. Per altro verso, perché risponde ad
esigenze di altra natura ...".
Il rischio, infatti, è che questi Centri
assumano anche la funzione di deterrente per tutti coloro che vogliono arrivare in
Italia senza documenti.