2013-05-07 14:28:49

Migliorare le condizioni di vita nei Cie. Le Associazioni chiedono nuove norme


Per il presidente del Senato, Piero Grasso, in Italia lo “ius soli deve essere temperato. Si può dare la cittadinanza a coloro che abbiano determinati requisiti”. Intanto, le Associazioni della campagna “LasciateCientrare” chiedono che cambi la norma per i Cie, i Centri di identificazione per gli immigrati, entrati in modo irregolare. Il servizio di Alessandro Guarasci:RealAudioMP3

Condizioni di vita più umane, accorciare il tempo massimo - ora 18 mesi - per l’identificazione degli immigrati irregolari. Sono le principali richieste delle Associazioni che periodicamente visitano i Cie. Si tratta di giornalisti, medici, avvocati. In un rapporto, il sottosegretario all’Interno del precedente governo, Saverio Ruperto, aveva chiesto che il limite per la permanenza fosse portato a 12 mesi. Gabriella Guido della Campagna “LasciateCientrare”:

"Anche 12 mesi sono impossibili da vivere in centri come questi. Più che pena anticipata, è una vera e propria detenzione senza aver commesso nessun reato, in luoghi che sono veramente - a vederli - insostenibili. Sicuramente, il carcere è meglio".

Non di rado le condizioni di vita sono carenti: pochi bagni, condizioni igieniche scarse, sovraffollamento. E in alcuni Cie sono finiti anche bambini. Ma non si può fare altrimenti? Michele Passione, dell’Unione Camere Penali:

"E' evidente che si potrebbe e si dovrebbe fare in altro modo, ma se non lo si fa non lo si fa per un verso perché ci sono difficoltà all'identificazione dei soggetti che spesso provengono da Paesi molto lontani con i quali non vi sono rapporto stabili attraverso strutture consolare, e dunque è obiettivamente difficile. Per altro verso, perché risponde ad esigenze di altra natura ...".

Il rischio, infatti, è che questi Centri assumano anche la funzione di deterrente per tutti coloro che vogliono arrivare in Italia senza documenti.







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