2013-05-07 13:31:52

Israele: polemiche per il blocco di nuovi insediamenti in Cisgiordania


Polemiche in Israele per la decisione del premier Netanyahu, riferita dalla radio militare di Stato, di bloccare sino a giugno i progetti per la costruzione degli insediamenti dei coloni ebrei in Cisgiordania. E proprio dai coloni, che chiedono un incontro urgente con il capo del governo, giunge la protesta nei confronti di questa presa di posizione. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università di Firenze:RealAudioMP3

R. - E’ una promessa, limitata nel tempo, fatta all’indomani della visita del presidente statunitense Obama, direttamente al segretario di Stato Kerry, anche per dare agli americani un minimo di terreno su cui lavorare diplomaticamente. Netanyahu non poteva, all’indomani di una visita così importante, sconfessare lo sforzo americano di voler far ripartire i negoziati.

D. - Che pensare delle perplessità dei coloni?

R. - I coloni sono molto preoccupati, perché qualunque mossa, anche temporanea, che fermi la crescita degli insediamenti, per loro è assolutamente negativa. D’altra parte i coloni sanno di avere nel governo amici molto forti e molto fedeli: inoltre sono consapevoli che bisogna, in qualche modo, far trascorrere i due anni che il segretario di Stato Kerry ha indicato come finestra di opportunità per riavviare il dialogo. Chiusa la finestra, saranno più tranquilli.

D. - Israele, in questo momento si trova - per così dire - pressato da una parte dagli Stati Uniti, ma anche dalla Cina che non ha nascosto, per esempio, di non gradire l’intervento israeliano in Siria e non ha altrettanto nascosto di essere favorevole ad una soluzione della crisi con i palestinesi?

R. - La Cina è una grande potenza e anche un’incognita in Medio Oriente: sicuramente la Cina vuole che il suo punto di vista sia udito anche in Medio Oriente. Però non dimentichiamo che in sede di Consiglio di Sicurezza dell’Onu, dove c’è anche la Cina, alla fine Israele è sempre comunque aggrappato al veto americano e non ha bisogno dell’appoggio della Cina.

D. - Come dai palestinesi può essere accolta questa notizia del blocco degli insediamenti?

R. - I palestinesi sono molto scettici da sempre e sono sempre stati in grado di decodificare le mosse del governo israeliano. In questo momento a loro manca una cosa molto importante e cioè una voce politica singola, sia per la spaccatura che c’è tra Hamas e Fatah, sia perché il presidente Abu Mazen è un presidente prorogato da anni e non riescono a fare elezioni, sia perché il primo ministro Fayyad si è dimesso e lui era considerato dall’Occidente la persona più autorevole tra i palestinesi. Quindi hanno un’intrinseca posizione di debolezza.







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