Secondo raid israeliano in Siria. Damasco: "una dichiarazione di guerra". Preoccupazione
all'Onu
Rischia di allargarsi a tutto il Medio Oriente il conflitto siriano dopo i due raid
israeliani – l’ultimo tra sabato e domenica – che hanno colpito Damasco. Attacchi
che, secondo gli esperti, sarebbero un chiaro messaggio all’Iran. Per timore di rappresaglie,
lo Stato ebraico ha intanto chiuso lo spazio aereo nel nord del Paese mentre dalla
Siria fanno sapere che ormai tutte le strade sono percorribili. Grave preoccupazione
è stata espressa dall’Onu, mentre si punta il dito contro i ribelli che avrebbero
usato armi chimiche. Il servizio di Marina Calculli:
Per la seconda
volta in poche ore i caccia di Israele hanno colpito obiettivi strategici in Siria.
Secondo le testimonianze l’obiettivo è il centro di ricerche militari di Jamraya,
vicino Damasco, e un carico di armi provenienti dall’Iran e destinate a Hezbollah.
Per il ministro degli esteri siriano Faiçal al-Medad questa è “una dichiarazione di
guerra”. La tv libanese di Hezbollah “al-Manar” fa sapere che un caccia con la stella
di David è stato abbattuto. Dall’ONU Ban Ki-Moon invita alla cautela, ma sul confine
c’è già una corsa a rafforzare gli armamenti. Damasco d’altra parte ha detto a chiare
lettere che questo attacco lascia aperte tutte le strade. Intanto la commissione ONU
che indaga sui crimini di guerra commessi in Siria ha fatto sapere per voce di Carla
del Ponte che ci sono prove sull’uso di armi chimiche, ma che sono stati gli insorti
e non gli uomini di Assad ad usarle. La Del Ponte, ex procuratrice generale del Tribunale
internazionale per i crimini in ex Jugoslavia, ha affermato che “i ribelli hanno usato
gas sarin” e che, però, “le indagini sono ben lungi dall’essere chiuse”.