Il Nepal apre i confini con la Cina e si scatena la tratta delle schiave
La nuova politica sui confini fra Kathmandu e Pechino, volta a favorire il commercio
e gli spostamenti di persone fra i due Paesi, "ha aggravato il problema del traffico
di vite umane", che colpisce in particolare le donne nepalesi. È quanto denuncia l'attivista
Anuradha Koirala, presidente e fondatrice di Maiti Nepal, organizzazione che si batte
per i diritti umani e vincitrice nel 2012 del Premio Cnn-Hero. Ragazze di età diversa
sono sempre più invischiate nel mercato della prostituzione o vendute in spose a uomini
cinesi per denaro; un fenomeno acuito dalla aberrante politica del figlio unico voluta
dalle autorità comuniste cinesi, che ha portato a una progressiva diminuzione della
popolazione femminile locale. L'Ong nepalese conferma che, nei mesi scorsi, almeno
56 donne nepalesi sono state strappate al commercio di vite umane; tuttavia, centinaia
di altre restano ancora oggi nelle mani di trafficanti senza scrupoli, aguzzini o
uomini che le sfruttano per denaro in territorio cinese. A difesa delle donne vi è
anche un'altra associazione, la Santi Punarsthapana Griha - Casa per il ritorno alla
pace - secondo cui le giovani vengono (in alcuni casi) vendute per denaro dalle stesse
famiglie di origine, per finire in ristoranti, night club, hotel lungo l'area di confine
di Khasa. "Dato che le donne nepalesi non capiscono il cinese - aggiunge l'attivista
Koirala - speso gli uomini hanno un comportamento brutale nei loro confronti, finendo
per picchiarle in modo selvaggio se non ubbidiscono". Secondo le ultime stime emerge
che il commercio di vite umane negli ultimi anni è raddoppiato; in un solo anno, le
due organizzazioni hanno salvato almeno 150 donne dalla schiavitù. Di queste almeno
sei erano occupare in bar e locali sexy, 20 in ristoranti, 10 fra hotel e alberghi,
20 altre sparse in varie aree dei distretti a luci rosse che proliferano lungo la
frontiera sino-nepalese. "La maggior parte delle donne - conclude la presidentessa
di Maiti Nepal - ottiene un permesso di un giorno per varcare il confine, ma raramente
fanno ritorno. I trafficanti le spostano ogni due, tre mesi in luoghi diversi per
evitare di venire scoperti". (R.P.)