Il priore camaldolese: ritorno del Papa emerito mostra legame tra contemplazione e
vita apostolica
La compresenza di Benedetto XVI e di Papa Francesco in Vaticano è anche un invito
a riflettere sul profondo legame, nella vita cristiana, tra la dimensione contemplativa
e quella dell’azione pastorale. E’ quanto sottolinea, al microfono di Antonella
Palermo, il priore generale della Congregazione camaldolese, padre Alessandro
Barban: R. – Noi abbiamo
due grandi figure di Pontefici. Da un lato, il Papa emerito, Benedetto, con la sua
grande testimonianza di fede, il suo servizio alla Chiesa, con la presenza contemplativa,
con lo sguardo oltre l’odierno. Poi abbiamo Papa Francesco, un figlio di Sant’Ignazio,
un gesuita. Anche lì, quindi, la preghiera e la contemplazione è molto forte. La Chiesa
nella sua presenza nella storia del mondo, in mezzo agli uomini, fa risaltare sia
con Papa Benedetto che con Papa Francesco questa dimensione della presenza, del servizio
attivo, ma sempre anche questo rimando profondo alla vita di preghiera, di meditazione,
alla dimensione contemplativa della vita cristiana.
D. – Mi sembra che quanto
Sant’Ignazio di Loyola diceva a proposito della contemplazione in azione, che poi
ogni cristiano dovrebbe vivere in prima persona, in questo momento storico, sia particolarmente
esaltata...
R. – Sant’Ignazio di Loyola è stato veramente grande nell’aver
intuito che la vita cristiana è una cosa sola. Noi venivamo da una separazione tra
vita attiva e vita contemplativa, tra un impegno più apostolico e una dimensione –
potremmo dire - più claustrale. Invece, Ignazio ci ha fatto capire quanto sia importante
vedere la vita cristiana nel suo complesso, sia nella dimensione della presenza dell’apostolicità
del servizio, ma anche ad esempio in quel rimando al senso ultimo, in questa dimensione
più profonda della contemplazione.