Messa del 1° maggio. Il Papa: società ingiusta quella che non dà lavoro o sfrutta
i lavoratori
La società non è giusta se non offre a tutti un lavoro o sfrutta i lavoratori: lo
ha affermato il Papa nella Messa presieduta nella Cappellina di Casa Santa Marta in
occasione della memoria di San Giuseppe lavoratore. Erano presenti alcuni minori e
ragazze madri, ospiti del Centro di solidarietà “Il Ponte”, nato a Civitavecchia nel
1979, accompagnati dal presidente dell’associazione, don Egidio Smacchia. Il servizio
di Sergio Centofanti:
Nel Vangelo
proposto dalla liturgia del giorno Gesù viene chiamato il “figlio del falegname”.
Giuseppe era un lavoratore e Gesù ha imparato a lavorare con lui. Nella prima lettura
si legge che Dio lavora per creare il mondo. Questa “icona di Dio lavoratore – afferma
il Papa - ci dice che il lavoro è qualcosa di più che guadagnarsi il pane”:
“Il
lavoro ci dà la dignità! Chi lavora è degno, ha una dignità speciale, una dignità
di persona: l’uomo e la donna che lavorano sono degni. Invece quelli che non lavorano
non hanno questa dignità. Ma tanti sono quelli che vogliono lavorare e non possono.
Questo è un peso per la nostra coscienza, perché quando la società è organizzata in
tal modo, che non tutti hanno la possibilità di lavorare, di essere unti della dignità
del lavoro, quella società non va bene: non è giusta! Va contro lo stesso Dio, che
ha voluto che la nostra dignità incominci di qua”.
“La dignità – ha proseguito
il Papa - non ce la dà il potere, il denaro, la cultura, no! …. La dignità ce la dà
il lavoro!” e un lavoro degno, perché oggi tanti “sistemi sociali, politici ed economici
hanno fatto una scelta che significa sfruttare la persona”:
“Non pagare
il giusto, non dare lavoro, perché soltanto si guarda ai bilanci, ai bilanci dell’impresa;
soltanto si guarda a quanto io posso approfittare. Quello va contro Dio! Quante volte
– tante volte – abbiamo letto su ‘L’Osservatore Romano’…. Un titolo che mi ha colpito
tanto il giorno della tragedia del Bangladesh, ‘Vivere con 38 euro al mese’: questo
era il pagamento di queste persone che sono morte… E questo si chiama ‘lavoro schiavo!’.
E oggi nel mondo c’è questa schiavitù che si fa col più bello che Dio ha dato all’uomo:
la capacità di creare, di lavorare, di farne la propria dignità. Quanti fratelli e
sorelle nel mondo sono in questa situazione per colpa di questi atteggiamenti economici,
sociali, politici e così via…”.
Il Papa cita un rabbino del Medio Evo
che raccontava alla sua comunità ebraica la vicenda della Torre di Babele: allora
i mattoni erano molto preziosi:
“Quando un mattone, per sbaglio, cadeva,
c’era un problema tremendo, uno scandalo: ‘Ma guarda cosa hai fatto!’. Ma se uno di
quelli che facevano la torre cadeva: ‘Requiescat in pace!’ e lo lasciavano tranquillo…
Era più importante il mattone che la persona. Questo raccontava quel rabbino medievale
e questo succede adesso! Le persone sono meno importanti delle cose che danno profitto
a quelli che hanno il potere politico, sociale, economico. A che punto siamo arrivati?
Al punto che non siamo consci di questa dignità della persona; questa dignità del
lavoro. Ma oggi la figura di San Giuseppe, di Gesù, di Dio che lavorano - questo è
il nostro modello - ci insegnano la strada per andare verso la dignità”.
Oggi
– ha osservato il Papa – non possiamo dire più quello che diceva San Paolo: “Chi non
vuol lavorare, non mangi”, ma dobbiamo dire: “Chi non lavora, ha perso la dignità!”,
perché “non trova la possibilità di lavorare”. Anzi: “La società ha spogliato questa
persona di dignità!”. Oggi – ha aggiunto il Pontefice – ci fa bene riascoltare “la
voce di Dio, quando si rivolgeva a Caino” dicendogli: “Caino, dov’è tuo fratello?”.
Oggi, invece, sentiamo questa voce: “Dov’è tuo fratello che non ha lavoro? Dov’è tuo
fratello che è sotto il lavoro schiavo?”. Il Papa conclude: “Preghiamo, preghiamo
per tutti questi fratelli e sorelle che sono in questa situazione. Così sia”.