Tunisia: a due anni dalla "Rivoluzione dei Gelsomini", si dà fuoco giovane disoccupato
Brahim Slimani, 23enne tunisino, si è cosparso di benzina e si è dato fuoco il 28
aprile di fronte al municipio di Sidi Bouzid. Nella stessa cittadina, culla della
Primavera araba nel 2010, si era auto-immolato anche Mohamed Bouazizi. L'episodio
aveva innescato le proteste che hanno portato alla caduta del presidente Ben Ali.
Oggi, gli amici di Slimani dicono: "Era disoccupato e viveva in estrema povertà".
"A due anni dall'inizio della 'Rivoluzione dei Gelsomini' siamo ancora in una situazione
sociale ed economica molto difficile" dichiara padre Alamat, responsabile delle Pontificie
Opere Missionarie della Chiesa cattolica tunisina. E aggiunge: "Non dobbiamo dimenticare
il grido sociale da cui ha avuto origine la protesta". Dal 17 dicembre 2010, giorno
in cui Mohamed Bouazizi si diede fuoco nella stessa piazza, gli episodi di auto-immolazione
pubblica in Tunisia si sono intensificati. Lo scorso marzo - riferisce l'agenzia AsiaNews
- il 27enne Adel Khadri, venditore ambulante di sigarette, si è tolto la vita in modo
identico a Tunisi. Al momento, Brahim Slimani è invece ricoverato nell'ospedale di
Sidi Bouzid con ustioni di terzo grado su tre quarti del corpo. "Siamo ancora in un
clima di forte incertezza e instabilità politica - ha aggiunto padre Alamat - dobbiamo
richiamare l'attenzione di tutti gli attori politici. Quello che è successo deve essere
un messaggio forte per tutti, tanto per i cristiani quanto per i musulmani". Dopo
l'entusiasmo iniziale seguito alla caduta di Ben Ali, il Paese si trova a rivivere
la stessa delusione e disperazione. Il tasso di crescita, crollato tra il 2010 e il
2011 dal 4,5% allo 0,2%, ha registrato una leggera ripresa solo nell'arco dell'ultimo
anno. La disoccupazione è al 18%, quella giovanile supera il 30% e un quinto della
popolazione vive sotto la soglia di povertà. La vittoria del partito islamico Ennahda
alle elezioni del 2011 e l'alleanza di potere con frange salafite e fazioni moderate
hanno riacceso il problema islamista in un Paese che, seppur a maggioranza musulmana,
è sempre stato tra i più laici del Nord Africa. La controversia tra forze laiche
e islamiste ha raggiunto il proprio apice il 7 febbraio scorso, quando Cochry Belaid,
leader del partito democratico d'opposizione, è stato assassinato di fronte alla propria
abitazione. Nessun gruppo ha rivendicato l'omicidio, ma si presume che il mandante
appartenga alle frange estremiste. Nell'arco degli ultimi mesi l'islam più radicale
ha infatti tentato di imporsi su molti campi della vita pubblica. (R.P.)