Il Papa riceve Shimon Peres: pace in Terra Santa e Siria. Papa Francesco invitato
in Israele
“Decisioni coraggiose e disponibilità da ambedue le parti” per portare il conflitto
israelo-palestinese sulla strada della pace. E un invito rivolto al Papa a visitare
la Terra Santa. Sono alcuni dei punti principali emersi durante l’incontro di martedì
scorso che Papa Francesco ha avuto in Vaticano con il presidente dello Stato d’Israele,
Shimon Peres, il quale si è successivamente intrattenuto con il cardinale segretario
di Stato, Tarcisio Bertone, e con il segretario per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo
Dominique Mamberti.
Per ciò che riguarda la situazione sociopolitica del Medio
Oriente, “dove – si legge nel comunicato ufficiale – perdurano non poche realtà conflittuali”,
si “è auspicata una pronta ripresa dei negoziati tra Israeliani e Palestinesi” affinché,
“con il sostegno della comunità internazionale, si possa raggiungere un accordo rispettoso
delle legittime aspirazioni dei due Popoli e così contribuire risolutamente alla pace
e alla stabilità della Regione”. Non è mancato, poi, un riferimento – prosegue la
nota – all’importante questione della Città di Gerusalemme” e inoltre “si è manifestata
particolare preoccupazione per il conflitto che affligge la Siria per il quale si
è a si è auspicato una soluzione politica, che privilegi la logica della riconciliazione
e del dialogo”.
Infine, conclude il comunicato, “sono state affrontate anche
alcune questioni riguardanti i rapporti tra lo Stato d’Israele e la Santa Sede e tra
le Autorità statali e le comunità cattoliche locali. Sono stati apprezzati infine
i notevoli progressi fatti dalla Commissione bilaterale di lavoro, impegnata nell’elaborazione
di un Accordo su questioni di comune interesse, per il quale si auspica una pronta
conclusione”. Il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, ha
confermato l’invito rivolto dal presidente Peres a Papa Francesco perché possa al
più presto venire in visita in Israele.
E sull’incontro Susy Hodges
lo ha chiesto all’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede Zion Evrony:
R.
– The meeting was conducted... L’incontro è avvenuto in un’atmosfera molto amichevole
e positiva. Hanno discusso una varietà di questioni di comune interesse.
D.
– Lei vede alcun segno, o Israele vede alcun segno, che ci possa essere una ripresa
non troppo lontana di un processo di pace a lungo bloccato tra Israele e i palestinesi?
R.
– The issue was raised... La questione è stata sollevata e noi speriamo davvero
che si riprendano i negoziati di pace. Non c’è niente che gli israeliani vogliano
di più che la pace. La pace con i nostri vicini palestinesi è uno dei nostri obiettivi
principali. Ma l’unico modo per raggiungere la pace per la leadership palestinese,
per l’Autorità palestinese, è venire al tavolo dei negoziati. Questo è stato il principale
ostacolo alla pace negli ultimi quattro anni. Senza la leadership palestinese al tavolo
dei negoziati, non c’è modo che si possa raggiungere la pace.
D. – E per quanto
riguarda il conflitto siriano? So che si è discusso anche di questo. Israele e la
Santa Sede cosa dicono di questo conflitto e come può essere risolto? Ci sono stati
naturalmente molti appelli da parte di Papa Francesco...
R. – The crisis in
Syria is first and foremost... La crisi in Siria è prima di tutto una crisi umanitaria.
E’ tragico vedere la sofferenza umana e vedere un brutale dittatore massacrare il
suo popolo. Un altro punto è anche la preoccupazione che tutti hanno, che la comunità
internazionale ha, nei confronti delle armi chimiche in Siria e la possibilità che
queste armi possano cadere nelle mani sbagliate.
D. – La Santa Sede e lo Stato
d’Israele sono state impegnate in un lungo dibattito bilaterale per risolvere varie
questioni economiche e di imposte, soprattutto quelle riguardanti le proprietà della
Chiesa in Israele. Essendo ormai passati 14 anni dalle negoziazioni, lei vede qualche
motivo per credere che la questione in sospeso sarà alla fine risolta?
R. –
Yes, certainly. There is a reason for optimism... Sì, certamente. C’è motivo di
essere ottimisti al riguardo. Le negoziazioni che riguardano un accordo finanziario
sono vicine alla conclusione. Abbiamo risolto recentemente alcune questioni in sospeso.
C’è ancora della strada da fare e ci sono alcune questioni che devono essere risolte.
Il prossimo giugno a Roma la Commissione bilaterale permanente di lavoro s’incontrerà
di nuovo durante la Plenaria e spero che si faranno progressi significativi. Ma c’è
motivo per essere ottimisti.