Festa Lavoratori (Mons. Bregantini): "Occasione progettuale, non di pianto"
“Io sono molto
fiducioso sul nuovo governo. I volti sono nuovi, la stagione che si sta inaugurando
ha una nuova densità culturale e motivazionale. Ci si accorge che forse la svolta
di consapevolezza è matura e siamo in una fase che ci rende più responsabili e anche
più operativi, più tenaci”. Così Mons. Giancarlo Bregantini, Arcivescovo di Campobasso-Bojano
e Presidente della Commissione CEI per i Problemi Sociali e il Lavoro, alla vigilia
della Festa dei Lavoratori. Di fronte ai dati assai preoccupanti diffusi dall’Istat
sulla disoccupazione giovanile (38,4%) e di fronte al tasso di crescita della
disoccupazione in Italia all’1,1% (il Paese è al top in Europa, preceduto solo da
Grecia e Spagna), il presule coglie nel momento presente quel tratto di umiltà della
politica “che – afferma – pare si stia riscoprendo. Il 1° maggio è una occasione propositiva
soprattutto, non di pianto – precisa il vescovo – e bisogna tornare ad ascoltare la
gente e i suoi consigli partecipativi. Soprattutto i giovani devono essere guardati,
ascoltati, capiti, accompagnati. Cada quell’immagine di fatalismo che ha accompagnato
gli scorsi mesi: la precarietà non è la normale condizione in cui vivere. Si prenda
coscienza che si può affrontare e superare il momento negativo”. Da qui Bregantini
accenna ad alcune proposte per cercare nuovi sbocchi occupazionali e rilanciare il
mercato del lavoro: dal mondo agricolo all’ambiente, dall’edilizia scolastica al lavoro
in carcere e agli immigrati, da vedere non come concorrenziali ma come imprenditori.
“Le banche devono essere meno rigide, più positive, più progettuali”, aggiunge.
E a proposito della rete delle cooperative bisogna “costruire reti, appunto, e non
ragnatele”. Un commento all’episodio della sparatoria davanti Palazzo Chigi: “L’uomo
che ha sparato viene da Rosarno, una terra che conosco, segnata da grandi drammi sociali
e dall’insidia potentissima della mafia. Credo che dentro quest’uomo ci sia il
cuore di tanta gente che ha sofferto. Bisogna che la politica usi con saggezza certi
atteggiamenti altrimenti la gente si esaspera. Non è certamente prendendo una pistola
che si risolvono le cose. Ma questo gesto ha davvero il sapore di un dramma che
non è stato cogestito da nessuno”. Con noi in diretta dall'aula del Senato,
durante il dibattito per la fiducia al governo, il senatore giuslavorista Pietro Ichino.
(a cura di Antonella Palermo)