Letta: a giugno niente Imu, l'Italia deve ripartire. Mons. Pelvi: ritrovare serenità.
Miano: superare sfiducia
Il premier incaricato Enrico Letta alla Camera per il discorso prima della fiducia,
ha affermato che col solo risanamento l’Italia muore e annuncia che a giugno non si
pagherà più l’Imu. E questo perché “il Paese può farcela, ma deve ripartire”. Un altro
fronte su cui intervenie è la produzione, dice Letta, “riducendo il costo del lavoro,
quello stabile, quello sui giovani e sui neo assunti”. Ed ancora il welfare: "Andranno
migliorati gli ammortizzatori sociali - ha precisato estendendoli a chi ne e' privo
a partire dai precari e si potranno studiare forme di reddito minimo per famiglie
bisognose con figli". Poi un sincero grazie al presidente Napolitano perché “ci ha
voluto dare un’ultima opportunità di essere degni del nostro ruolo, di servire il
Paese attraverso il rigore, un esempio di competenza attraverso una delle stagioni
più dolorose”. Letta ha anche annunciato un nuovo piano scolastico nazionale.
Al
centro dell’attenzione della politica c’è naturalmente ancora il drammatico episodio
degli spari davanti a Palazzo Chigi. Resta ricoverato in prognosi riservata uno dei
carabinieri feriti ieri, Giuseppe Giangrande, ma i medici si dicono “moderatamente
ottimisti”. Il servizio di Davide Maggiore:
Piazza Montecitorio
è stata "blindata" per il voto di fiducia: la zona di sicurezza è stata estesa e
la presenza delle forze dell’ordine rafforzata. Intanto, la Procura di Roma deposita
oggi la richiesta di convalida del fermo per Luigi Preiti, responsabile degli spari
davanti a Palazzo Chigi: tentato omicidio e porto illegale d’arma da fuoco i reati
contestati. Nessuna richiesta, invece, di una perizia psichiatrica. L’episodio di
ieri resta anche al centro dell’attenzione delle istituzioni. “L’odio e la facilità
di giudizio” sono “contagiosi”, ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso,
invitando la politica a “evitare di contribuire ad aumentare lo stato di tensione”
e a “mantenere il controllo sul linguaggio”. Un appello raccolto dalle forze politiche.
Anche da vari deputati del Movimento Cinque Stelle è arrivato un invito ad “abbassare
i toni”, dopo che altri esponenti di questa formazione avevano utilizzato espressioni
aggressive verso governo e partiti. Stabili intanto le condizioni di Giuseppe Giangrande,
il più grave dei feriti di ieri. Secondo ultimo bollettino medico è vigile, per breve
tempo ha respirato sa solo, ma sono stati confermati i danni alla colonna vertebrale.
Sui
fatti di Roma, Luca Collodi ha chiesto un commento a mons.Vincenzo
Pelvi, ordinario militare per l’Italia, oggi in visita ai due feriti mentre domani
celebrerà il funerale di Tiziano della Ratta, carabiniere morto negli scorsi giorni
in un conflitto a fuoco a Maddaloni:
R. – Dobbiamo
tutti avere una dimensione di profonda serenità, perché le cose dei nostri giorni
sono in una rapida trasformazione. Per cui nessuno può indulgere, direi, a un’etica
puramente individualistica: abbiamo tutti la nostra responsabilità nel creare una
mentalità di giustizia, di amore, che promuova e aiuti le istituzioni, pubbliche e
private. Avverto profondamente il desiderio di una grande mobilitazione interiore,
perché ci sia riconoscenza, sostegno delle realtà istituzionali. Le prescrizioni sociali
non sono contro la persona e la sua dignità e nessuno credo oggi possa trascurare
le norme essenziali della vita sociale. C’è una debolezza al riguardo. Gli strumenti
oggi a disposizione del genere umano, perché ci sia concordia, non mancano. Ma questo
individualismo, questa soggettività che a volte è più egoismo ed esclusione dell’altro,
non fa del bene a una convivenza umana serena e a una crescita della famiglia umana.
D. – Questo clima, eccellenza, ha ricadute anche su chi è in prima linea nel
servizio al bene comune, nel mantenere la convivenza, e mi riferisco ai Carabinieri
che spesso sono vittime di questi episodi d’insoddisfazione: mi riferisco al carabiniere
ferito a Palazzo Chigi, ma non possiamo dimenticare nemmeno il carabiniere morto in
un conflitto a fuoco, qualche giorno fa, in provincia di Caserta….
R. – Direi
che questa dimensione individualistica di servire la realtà civile oggi trova nei
Carabinieri una formula esemplare di superamento. L’etica dell’Arma dei Carabinieri
è un’etica della partecipazione, della corresponsabilità: è un’etica del bene comune.
Quando io guardo il carabiniere oggi, io vedo colui che rende un servizio agli altri:
è accanto agli altri, quasi, come debitore. Non solo uno che dona se stesso, ma c’è
un di più, un supplemento di animo che rende il carabiniere un debitore, perché l’altro
possa vivere nella serenità. Mi piace definire i nostri Carabinieri come immersi in
una consanguineità universale. Il posto del carabiniere è dove l’umanità è lacerata
sia a causa della illegalità, sia a causa anche di questo disagio per le difficoltà
della vita odierna. Mi colpisce che sia a Maddaloni, sia a Palazzo Chigi, l’uno o
l’altro dei carabinieri sono stati pronti ad offrirsi: a Palazzo Chigi, a offrirsi
per la sicurezza delle istituzioni, a Maddaloni per salvare la vita ad una famiglia
di gioiellieri. Chi vuole sbarazzarsi dell’amore si dispone a sbarazzarsi dell’uomo:
il carabiniere aiuta e quindi esalta la dignità della persona. E allora ecco che i
Carabinieri con la loro vita neutralizzano quelle forze che impediscono una convivenza
serena e anche uno sviluppo normale della comunità umana del nostro territorio e del
nostro Paese.
Sulle responsabilità della politica nell’attuale contesto di
crisi, Luca Collodi ha intervistato Franco Miano, presidente dell’Azione
Cattolica italiana:
R. – Prima di
tutto, penso che la politica debba, oggi, prendere atto dell’assoluta necessità di
invertire una tendenza: cercare al massimo di superare quel senso di sfiducia che
attraversa oggi la vita dei cittadini. E’ un senso di sfiducia motivato da situazioni
economiche difficili, da situazioni lavorative che in certi casi diventano sempre
più precarie. Bisogna assolutamente porre attenzione il più possibile a questa realtà,
pericolosa e problematica, come i fatti stanno dimostrando.
D. – La politica
ha capito, il momento difficile della società italiana?
R. – La politica non
lo ha capito del tutto. Abbiamo visto, infatti, situazioni che hanno continuato ad
essere problematiche. Lo stesso esito dell’elezione del presidente della Repubblica,
i tempi lunghi che sono stati necessari, la situazione complicata anche dal punto
di vista della formazione del governo, testimoniano una politica ancora in difficoltà,
che non riesce a mettersi in sintonia con il disagio reale che attraversa il Paese.
D.
– E’ anche vero che la politica, tutta la politica, usa un linguaggio che da questo
punto di vista non aiuta a calmare gli animi…
R. - Quello che lei dice è assolutamente
vero. Anzi in molti casi al legittimo confronto sulle idee e sulle posizioni prevale
un linguaggio fatto di scomuniche reciproche, un linguaggio che ha anche tratti forti,
se non in qualche caso tratti violenti, comunque tratti che non aiutano un clima che
invece si deve rasserenare per favorire il contributo di tutti alla soluzione dei
problemi reali.
D. – A livello politico qualche disagio all’interno dei partiti
è stato espresso anche per il governo Letta. Possiamo riconoscere che anche nel ricorso
al compromesso ci sia l’arte della politica?
R. – L’elemento auspicabile nella
vita politica è che si abbiano chiare maggioranze e chiare forme di opposizione. Tuttavia,
proprio come lei diceva, la politica è anche legata alle situazioni concrete della
vita. Se chiare maggioranze non vi sono, è necessario, allora, che per il bene del
Paese in un qualche modo la politica sappia creare comunque le condizioni del governo
del Paese.