In Italia, spari a Palazzo Chigi mentre giura il Governo Letta. Feriti due carabinieri
e una donna
L’atteso giorno del giuramento del nuovo governo italiano, formato dal premier Enrico
Letta, è stato scosso stamane dalla sparatoria davanti palazzo Chigi, in cui sono
rimasti feriti due Carabinieri e una donna incinta. Ad aprire il fuoco un 46.enne
di origini calabresi. Ma per la cronaca sui fatti e la giornata politica sentiamo
Marco Guerra:
Erano le 11.
35 e proprio mentre i ministri giuravano al Quirinale, e poco prima che la squadra
del nuovo esecutivo si trasferisse a Palazzo Chigi per dar luogo al primo Consiglio
dei ministri, un uomo, vestito di tutto punto in giacca e cravatta, ha aperto il fuoco
a circa 50 metri dalla sede del governo. Prima di essere fermato, spara sette colpi
e ferisce due carabinieri in modo grave, ma non tale da metterli in pericolo la vita,
e di striscio una passante incinta. La vera natura del gesto ancora non è chiara,
ma è nota l’identità dell’autore della sparatoria. Si tratta di Luigi Preiti, un calabrese
di 46 anni che ha perso il lavoro e da poco si è separato dalla moglie, il quale ha
riportato lievi ferite nella colluttazione che è seguita agli spari. Tutte le autorità,
compreso il neo ministro degli Interni Alfano, parlano quindi di un’azione isolata.
E, in una Roma blindata, appena mezz’ora dopo, a Palazzo Chigi si è anticipato il
passaggio di consegne tra i governi Monti e Letta e la riunione del Consiglio dei
Ministri. La drammatica situazione economica, anche se da sola non spiega il gesto
dell’attentatore, irrompe così nella prima giornata di un governo che dovrà affrontare
la crisi che attanaglia il Paese. Dopo la fiducia del Parlamento, in programma lunedì
alla Camera e martedì al Senato, l’esecutivo si troverà sul tavolo i dossier delle
riforme istituzionali, ma prima di tutto dovrà riuscire ad allentare i vincoli dei
trattati europei che hanno avvitato l’economia in una recessione senza precedenti.
Tanti i punti controversi su cui le forze che compongono la maggioranza dovranno trovare
una mediazione.
Per un’analisi di queste sfide, ascoltiamo il commento di AntonioMariaBaggio, docente di Filosofia politica presso l'Università Sophia
di Loppiano. L'intervista è di FrancescaSabatinelli:
R. - Questo
governo fa un’impressione molto buona, perché appare come una formazione sobria, con
persone scelte con una notevole cura e capaci, nella loro generalità, di un grande
lavoro. La cosa importante è che vengono da culture diverse, non soltanto da posizioni
politiche differenti. E quindi, è un governo che accetta la sfida di comporre e una
certa unità del Paese e delle sue culture, per raggiungere gli obiettivi di cui abbiamo
bisogno. Dovranno, giorno per giorno, costruire una visione comune. Ci sono portatori
di istanze importanti e nuove in questo governo, persone che hanno una competenza;
penso appunto a tutti quelli che hanno vissuto, come nel caso del ministro per l’integrazione
sulla propria pelle, la realtà che poi dovranno rendere positiva per il Paese. Quello
che io spero è che le parti politiche che compongono il governo non cedano alla tentazione
di concedere all’altra delle leggi di comodo. Non credo che Letta sia disposto a questo.
Dunque, penso sia un governo che cercherà l’unità e per questo deve essere sostenuto
da tutti noi.
D. - Dalle sue parole sembrerebbe proprio che ci siano anche
le premesse perché sia un governo di durata…
R. - Sì, è un governo politico.
L’altra possibilità era quella di un governo di scopo, che facesse alcune cose essenziali,
quali la legge elettorale, certi provvedimenti economici e alcune altre misure per
la limpidezza della politica. Ecco, il positivo è che può durare, il rischio è che
- per il fatto che il governo dura e che le forze politiche possono trovare una certa
pace nel corso del tempo - si dimentichi invece che alcune emergenze rimangono tali,
come ad esempio cambiare la legge elettorale; questo va fatto quanto prima. Un altro
elemento importante di questo governo è quello di cercare di soddisfare le esigenze
portate dal Movimento cinque stelle di Grillo, sul quale non si può contare - almeno
formalmente per un appoggio al governo - ma le cui istanze hanno un valore: pulizia
della politica, riforma del finanziamento dei partiti, cambiamento dello stile. Credo
che questo governo nasca anche lanciando questo messaggio. Che si risponda a queste
esigenze, in modo che i cittadini che hanno scelto il Movimento cinque stelle, capiscano
che la politica può rimettersi in gioco e si può ritornare ad una pulizia e ad un
lavoro coerente.
D. - Lei ha citato il neo - ministro dell’integrazione, Cecile
Kyenge, come esempio di persona competente per quanto riguarda il suo ministero, e
ce ne sono altri indubbiamente… Pensiamo al nuovo ministro dell’istruzione, Maria
Chiara Carrozza, ex rettore dell’Università di Pisa. Nell’elenco ci possono essere
dei nomi che fanno pensare a una mediazione?
R. - Sì. Adesso non mi metto a
fare nomi. In pratica, ci sono dei ministri che hanno ricevuto incarichi che non corrispondono
in maniera forte alle competenze che hanno maturato; può darsi poi che invece si rivelino
degli ottimi ministri, perché il ministro deve essere un politico, non necessariamente
con competenza tecnica su ciò che deve maneggiare, purché riesca a farsi consigliare
e a farsi aiutare. Diciamo che questi sono casi rari. Nell’insieme, sono state fatte
scelte importanti. Io vorrei sottolineare, per esempio, l’inserimento della signora
Bonino nel governo, posta in un luogo come gli esteri, che lei ha sempre vissuto in
chiave soprattutto di diritti umani e di diritti dei popoli piuttosto che di rapporti
tra gli Stati. Anche questa - vorrei sottolineare - è una scelta che a me sembra positiva.
Quindi, diciamo che nell’insieme è un’equipe efficiente che ha saputo mettere le persone
giuste nel posto dove possono rendere. Quindi io vedo una notevole accortezza su questo.
È il modo migliore per valorizzare le diversità delle culture. Se il governo è ben
appoggiato da un’opinione pubblica attenta, che sa stimolare e soprattutto controllare,
credo che possa fare del bene al Paese.
D. - Il presidente Napolitano è sembrato
evidentemente soddisfatto: ha chiesto coesione e rispetto.
R. - A me sembra
che coesione e rispetto - dette da lui - siano veramente la definizione più efficace
di un nuovo metodo che questo governo deve cercare giorno dopo giorno per elaborare
una visione comune, perché coesione e rispetto è quello che non abbiamo avuto negli
ultimi anni ed è quello che ci ha fatto precipitare. Ecco, ha scelto le parole giuste
per dire come riprendere un’arrampicata, che sarà tutta salita fino ad un certo punto,
ma poi sono convinto che raccoglieremo i frutti. I guai nascono sempre dalle divisioni.
Noi abbiamo interessi diversi ma siamo un unico popolo. La politica è il metodo per
mettere insieme, per comporre i conflitti e per gestirli. In questi ultimi anni non
abbiamo saputo farlo. Un governo che raccoglie tante diversità, proponendosi di affrontare
esattamente questo problema, a me sembra - non vorrei sembrare troppo ottimista -
un governo giusto.