L'Istituto Maritain organizza il convegno "Educare alla politica". Papini: si punti
a valori condivisi
Il boom dell’antipolitica alle recenti elezioni, il lungo percorso che ha portato
alla riconferma di Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica e la travagliata
nascita del nuovo governo sono indicatori dell’insufficienza dell’attuale politica
in Italia. Occorre riscoprirne la vocazione al servizio del bene comune a partire
da una riscoperta di valori condivisi. Ne è convinto Roberto Papini segretario
generale dell’Istituto Internazionale Jacques Maritain che ha organizzato, nella
Repubblica di San Marino, il convegno “Educare alla politica”. Paolo Ondarza
lo ha intervistato:
R. - Il problema
della politica, la ricerca del bene comune, della giustizia e della solidarietà sono
problemi che oggi, in genere, le società sviluppate non risolvono, perché c’è un diffuso
individualismo e ognuno - sia gli individui, sia le forze politiche - ricerca il proprio
bene particolare.
D. - In Italia, in particolare, la fiducia nei partiti è
ai minimi storici; tante le adesioni raccolte dal movimento di Beppe Grillo. Anche
il linguaggio usato è ormai caduto nella volgarità, quasi si sia persa di vista la
funzione alta della politica.
R. - Non c’è dubbio, ma io credo che il problema
della crisi della politica sia più profondo. Se una società civile non ha più dei
valori condivisi, è evidente che poi esprime anche una società politica insufficiente.
D.
- A quali valori fa riferimento?
R. - Essendo in un Paese come l’Italia, che
si riferisce soprattutto ai valori cristiani, mi riferisco a questi ultimi, però ci
sono anche i valori laici, perché noi abbiamo avuto delle tradizioni fortissime: lo
stesso Partito comunista, il Partito d’azione, erano dei partiti che avevano dei valori,
che credevano in un cambiamento in senso migliore della società. Oggi questo non c’è
più. Oggi c’è esclusivamente crisi della scuola, crisi dell’università già da decenni,
e la gente non ha più dei valori; al massimo viene educata alle nuove tecnologie.
Nessuno pensa più agli studi umanistici, piuttosto finanziamo la ricerca scientifica!
Abbiamo investito sempre meno soldi nell’educazione. In questo senso, siamo gli ultimi
dei 27 Paesi, insieme alla Grecia! Noi che abbiamo il Paese con maggiori giacimenti
culturali del mondo! Non abbiamo capito che le ferite della società civile, le disfunzioni,
le diseguaglianze, si curano con la cultura, con i valori…
D. - Ritrovare la
cultura vuol dire anche intraprendere una strada per una rinnovata coesione?
R.
- Certamente! Questi valori a cui mi riferisco, dovrebbero essere imperniati sulla
solidarietà, sulla coesione. Uno dei temi su cui è fondata l’Unione Europea è proprio
la coesione, eppure questa coesione non c’è!
D. - Colpisce che in un momento
come quello che stiamo vivendo in Italia, la persona che più di tutte in questi ultimi
giorni sembra aver ridato serietà alla politica, è il presidente della Repubblica
Napolitano, ovvero un uomo anziano, quasi che la classe politica adulta, stenti a
ritrovare - appunto - questa strada di serietà, per anteporre l’unità al conflitto.
Questo a conferma di quanto diceva…
R. - Certo! Adesso c’è questa rincorsa
ai giovani, come se il fatto di essere giovani già significhi portare nella società
dei valori… Questo non è vero; il fatto che si è un giovane non significa che già
porti in sé nuovi valori. Il problema è il sistema educativo!