2013-04-26 16:37:57

Udine. Le due Coree si incontrano al "Far East Film Festival"


Si sta svolgendo a Udine la 15.ma edizione del "Far East Film Festival" dedicato alla produzione cinematografica del lontano Oriente, una manifestazione che fa conoscere personalità e titoli di grande interesse culturale, sociale e politico. Protagoniste quest’anno le due Coree, con quella del Nord che si apre a una rara coproduzione internazionale. ll servizio di Luca Pellegrini: RealAudioMP3

Dall’Oriente con stupore: ancora una volta il Far East Film Festival si dimostra vivace, curioso, amato da un pubblico giovane che riempie le sale, partecipa, applaude, discute. Sono quindici anni che la manifestazione, unica in Italia e in Europa, porta alla luce una cinematografia altrimenti lontana, facendo conoscere autori e titoli seguiti in patria da milioni di spettatori e che provengono dal Giappone, dalla Cina continentale, da Hong Kong e Taiwan, dalla Thailandia e Malesia, il Vietnam, le Filippine, le due Coree. Sono culture e stili che è importante riconoscere se si vuole davvero conoscere il mondo in cui viviamo. Dirige la manifestazione Sabrina Baracetti, alla quale abbiamo chiesto quali sono i temi e i problemi affrontati dai tanti registi ospiti.

R. – Un tema comune è difficile trovarlo perché stiamo parlando di cinematografie completamente diverse. Sono dieci le cinematografie che noi abbiamo indagato per la selezione di quest’anno, che ha comportato la scelta di 57 film, tra cui molte anteprime internazionali e tre anteprime europee. E' difficile quindi trovare un "filo rosso" che le colleghi. Devo dire che la situazione del cinema giapponese, ad esempio, è particolarmente interessante, perché il cinema giapponese esce da un anno assolutamente difficile: quello del post-terremoto e del post-tsunami. Quindi, c’è la volontà di esplorare il genere della commedia o della commedia romantica, senza dimenticare però anche i blockbuster che sono creati per l’entertainment e che hanno raccolto in patria moltissimi consensi a livello di pubblico allargato. Per quanto riguarda invece la Cina, sappiamo che l’evoluzione del cinema è costante, che riguarda non soltanto il mondo della produzione ma anche quello dell’esercizio. Ricordiamo che in questi ultimi anni la Cina è passata da un numero di sale che poteva essere conteggiato in circa duemila schermi a una situazione che è più che raddoppiata: siamo già a una quota di cinquemila schermi. In cinque anni, la Cina – intendo la Mainland China – raggiungerà un numero ancora più elevato di penetrazione del mercato attraverso la costruzione di nuovi cinema e quindi probabilmente in cinque anni – ne parlavamo proprio con i produttori che sono presenti qui – la Cina diventerà il primo mercato mondiale per quanto riguarda il cinema. Qui, ovviamente, i conti bisogna farli con la censura che è ancora molto forte. Le storie vengono prima valutate dal "Film bureau", per poi essere approvate e realizzate; alcuni temi non possono essere affrontati. Non c’è quindi la possibilità di realizzare un vero horror, oppure temi legati alla sfera sessuale non vengono trattati… Però, c’è sicuramente un tentativo di esplorare anche altri generi: quindi, in questo momento va molto di moda l’action e soprattutto la commedia romantica.

D. – Grande attesa per il film nordcoreano che sarà presentato questa sera. E proprio i film coreani sono quest’anno la rappresentanza più ampia…

R. – Oggi, sì, presentiamo il film che è stato realizzato in Nord Corea. Volevo puntualizzare una cosa. Il film è una delle rare coproduzioni tra la Nord Corea e alcuni Paesi, in questo caso occidentali. Nel senso che è una coproduzione tra il Belgio, l’Inghilterra e la Nord Corea. I dati sulla produzione cinematografica locale che provengono da questo Paese, che sappiamo essere praticamente irraggiungibile, sono spesso dati che non corrispondono al vero o che sono falsati. Quindi, in questi giorni c’è stata la possibilità di approfondire con i produttori e con i registi di questo film che, ricordiamo, si chiama “Comrade Kim Goes Flying” – la compagna Kim incomincia a volare – e abbiamo capito che nell’ultima stagione, nel 2012, in Corea del Nord sono stati realizzati 20 film di fiction di cui soltanto una coproduzione con la Cina, che corrisponde al titolo “Meet in Pyongyang”, un film che mostra scenografie molto spettacolari e che non ha nulla a che fare con i film che invece vedremo questa sera. Questa sera, quello che mostreremo è una favola, una favola che racconta la storia, il sogno di una minatrice: il suo voler diventare una trapezista. Quindi, forse non ha niente a che fare – anzi, non ha niente a che fare – con quello che accade realisticamente in quel Paese. Ma l’operazione in sé è assolutamente eccezionale, perché credo che sia stato molto difficile – e lo diranno i produttori oggi, qui a Udine – realizzare un film e girarlo proprio nella capitale nordcoreana, coinvolgendo una troupe completamente nordcoreana e attori nordcoreani. Questo film quindi mostra la volontà di dialogo di questo Paese, cosa che abbiamo riscontrato anche in molti film sudcoreani: i sudcoreani raccontano anche il loro conflittuale rapporto con al Nordcorea. Ricordiamo che in Sudcorea esiste ancora una leghe che impedisce ai cittadini di intrattenere qualsiasi tipo di relazione con i coreani del Nord e di poterci parlare. Quindi, oggi, proprio a Udine, potremo anche assistere a un incontro tra i coreani del Sud e i coreani del Nord, perché ricordiamo che qui la Corea del Sud è presente con 12 film e molti sono registi che sono venuti e saranno qui ancora presenti a presentare le loro opere. Quindi, ci sarà la possibilità per loro di incontrare l’attrice nordcoreana,, protagonista del film nordcoreano, assieme alla sua produttrice.

D. – Crede che questo dialogo cinematografico tra le due Coree possa essere di buon auspicio? R. – Sicuramente è di buon auspicio, perché dal punto di vista umano – lo abbiamo visto e lo raccontano gli stessi autori – c’è questa tendenza, questo bisogno, questa volontà di apertura verso i nordcoreani. E lo dice il cinema, lo raccontano le storie che noi vediamo sul grande schermo. Dal punto di vista politico, la situazione però – lo sappiamo – è molto tesa. Quindi purtroppo, pur essendo il cinema uno strumento fortissimo di trasmissione della cultura, di trasmissione della volontà dei popoli di avvicinarsi, sappiamo che non è sufficiente.







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