Siria: incertezza sulla sorte dei due vescovi ortodossi rapiti nel nord del Paese
Ancora nessuna notizia certa sulla sorte dei due vescovi ortodossi rapiti nel nord
della Siria. Intanto sul terreno è sempre alto il livello dello scontro tra esercito
di Damasco e milizie degli insorti, mentre tornano i sospetti sull’utilizzo di armi
chimiche da parte siriana. Sentiamo Marina Calculli:
Gli Stati Uniti
sono alle strette di fronte a prove dell’uso di armi chimiche da parte del regime
siriano che se non certe, sono almeno assai “persuasive” – come le ha definite ieri
il Foreign Office britannico. Il Pentagono ha dichiarato di avere evidenze dell’uso,
seppur limitato, di sarin, un gas nervino. Il Segretario di Stato Kerry ha precisato
però che gli 007 americani hanno fornito “diversi gradi di certezza”. La prova provata,
dunque, manca all’appello e la Casa Bianca temporeggia. Il Pentagono sostiene che
l’incubo del fallimento iracheno sia una spada di Damocle e Washington non vorrebbe
ripetere gli stessi errori. Ma l’impegno di intervenire militarmente se fosse stata
violata la linea rossa – l’uso di armi chimiche appunto – è un committment da cui
Obama difficilmente può sottrarsi. I repubblicani, con il senatore McCain in testa,
d’altra parte’ già incalzano. Ban Ki Moon dal suo canto è pronto a inviare una missione
in Siria per verificarlo ma il regime di Assad nega l’autorizzazione.
Ed un
appello per la pace in Siria è giunto dal Global Christian Forum, che ha riunito nei
giorni scorsi ad Amman tutte le espressioni cristiane in Medio Oriente. L’evento è
stato seguito con vivo interesse da mons. Brian Farrell, segretario del Pontificio
Consiglio per l’Unità dei Cristiani, che sottolinea al microfono di Philippa Hitchen,
la preoccupazione per i due vescovi rapiti ad Aleppo:
R. - In questi
giorni siamo stati rattristati enormemente dal sequestro di questi due metropoliti,
che sono veramente persone ben conosciute e stimate. Sono amici nostri: ambedue sono
stati qui diverse volte. Li conosciamo bene. E’ un grande dolore, però è anche simbolo
di quello che stanno soffrendo migliaia di cristiani nella zona.
D. - Qual
è il suo messaggio alle persone che hanno preso in ostaggio questi due prelati?
R.
- All’umanità! Questi due prelati non fanno altro che parlare della pace, dell’amore,
della giustizia. Non fanno mai appello alla violenza, all’opposizione tra le parte.
Sono delle persone che hanno lavorano anni per migliorare i rapporti non solo tra
cristiani, ma anche con i loro vicini musulmani. Pertanto sono due persone assolutamente
da rispettare. Speriamo che siano rispettate e liberate quanto prima.