Malaria: progressi ma ogni anno 660 mila morti, soprattutto bambini. Necessari più
investimenti
La malaria continua ad uccidere nel mondo circa 660mila persone all’anno, soprattutto
bambini sotto i 5 anni nell’Africa sub-sahariana. I dati sono stati diffusi in occasione
della Giornata mondiale contro la malaria, che ricorreva ieri. Grandi progressi sono
stati compiuti dal 2000: i tassi di mortalità per questa malattia si sono ridotti
del 25%. Si teme però che, complice la crisi, i finanziamenti siano a rischio. Il
servizio di Debora Donnini:
E’ la seconda
malattia infettiva più diffusa al mondo per mortalità, dopo la turbecolsi. E’ dovuta
ad un protozoo che si trasmette all'uomo attraverso la puntura di zanzare del genere
Anopheles. La malaria uccide ancora nel mondo circa 660mila persone all’anno. La mortalità
è calata del 25% dal 2000 a oggi, anche in Africa i morti per malaria sono diminuiti
di un terzo negli ultimi 10 anni, ma ancora, secondo l’Organizzazione Mondiale della
Sanità, vi sono ogni anno 200mila nuovi casi. I dati positivi potrebbero però essere
minacciati da eventuali tagli ai finanziamenti. Se questo avvenisse, si rischia di
tornare indietro di almeno 10 anni dice l’Amref, African medical and research foundation.
Sentiamo Aldo Morrone, direttore generale dell’ospedale San Camillo, esperto
in malattie tropicali, che è appena tornato dall’Etiopia:
R. – C’è stato certamente
un progresso nei confronti dei decessi della malaria, nei confronti anche della riduzione
dei casi attivi di malaria. Siamo, però, ancora lontani dall’obiettivo del Millennio
del 2015, in cui si affermava almeno della riduzione del 75 per cento dei casi di
malaria a livello mondiale. C’è necessità di un ulteriore investimento in tema di
risorse professionali, economiche e strutturali, perché i paesi, in particolare i
paesi africani - dove si osserva il 91 per cento di quei 660 mila casi di decessi
- abbiano la possibilità di investire direttamente.
D. – Secondo lei, c’è
il pericolo che la crisi economica e i bassi investimenti influiscano sulla lotta
alla malaria?
R. – Il dramma - dal punto di vista della riduzione dell’economia
nei Paesi soprattutto africani a causa della malaria - è intorno ai 12 miliardi di
dollari all’anno di perdite economiche, solo in Africa. E se si pensa che con l’investimento
di tre miliardi e mezzo di dollari avremmo la possibilità di sradicare quasi completamente
la malaria, significa che anche in termini semplicemente economici sarebbe il caso
di investire proprio per sradicare la malattia, che determina un ulteriore impoverimento
di questi Paesi.
D. – Dal punto di vista farmacologico, quali sono i farmaci
più usati e cosa si dovrebbe fare di più?
R. – E’ necessario, intanto, che
ci sia un investimento maggiore da parte dell’industria farmaceutica, perché dopo
la scoperta da parte degli scienziati cinesi, nel 1972, della notevole efficacia dell’artemisia,
ora si stanno osservando casi di malaria resistenti a questo farmaco potentissimo,
che aveva ridotto notevolmente la mortalità e i casi di febbre malarica praticamente
in tutto il mondo. The Lancet nel 2012 ha riportato casi di malaria resistente a questo
farmaco, soprattutto ai confini tra la Birmania e la Thailandia, oltre che in Cambogia.
Questo significa che è necessario fare una campagna di osservazione e di studio, investendo
in risorse nei Paesi più “dimenticati” e poi investire soprattutto sulle sperimentazioni
dei vaccini.
D. – Lei è appena tornato dall’Etiopia, dove fra l’altro si è
occupato proprio di malaria. Com’è la situazione in questo Paese?
R. – L’Etiopia
sta investendo moltissime risorse in collaborazione con i Paesi più sviluppati, soprattutto
con le fondazioni scientifiche, con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per contrastare
e debellare la malaria. Ad esempio, una rete con un insetticida, che dura tre anni,
ha un costo di 1 dollaro e 39 centesimi. C’è poi la possibilità di investire anche
nella monodose per i bambini di artemisia e lumefantrina. Quest’associazione di farmaci
costa meno di un dollaro, il dosaggio costa tra 0,3 e 0,40 dollari. Questo vuol dire
che c’è da parte del governo una grande volontà. E’ necessario però che ci sia un’attenzione,
un investimento da parte di tutta la comunità scientifica, politica e internazionale.
La malaria ormai ha raggiunto anche i duemila metri di altitudine e questo vuol dire
che anche i grandi altopiani dell’Etiopia sono stati raggiunti dalla malattia. Prima
si doveva scendere almeno a 1000-1500 metri per la diffusione della malaria. Oggi
la zanzara sta arrivando ad altitudini inimmaginabili prima.