2013-04-25 14:25:02

La Svizzera irrigidisce le frontiere per i lavoratori europei, rammarico dell'Ue


In Svizzera il governo attiva la “clausola di salvaguardia” prevista dagli accordi di libera circolazione tra la Svizzera e la Ue per frenare il numero di lavoratori europei. E dunque rinnova dal primo maggio il contingentamento deciso l'anno scorso dei permessi di lunga durata per i cittadini degli otto Stati dell'Europa orientale e lo estende ai cittadini dell'Europa occidentale e meridionale. Da Bruxelles nessuna sorpresa per una clausola conosciuta ma comunque viene espresso rammarico. Sul fronte interno: la sinistra e il padronato hanno criticato la scelta. Soddisfatti invece i partiti di destra. Negli ultimi anni il numero di stranieri stabilitisi nel Paese ha superato ogni anno di circa 60.000-80.000 unità quello degli emigranti. Fausta Speranza ha parlato della presa di posizione della Svizzera con il prof. Germano Dottori, docente di Studi strategici all’Università Luiss:RealAudioMP3

R. – La Svizzera è entrata nello spazio Schengen ma non vuol dire che esiste la libera circolazione tra i nostri Paesi e la Svizzera. L’accordo non viene meno ma gli svizzeri hanno fatto ricorso ad una clausola di salvaguardia che permette loro per un anno di sottoporre a contingentamento i visti di lunga permanenza che servono per lavorare. Hanno incominciato a far così lo scorso anno, con i nuovi Paesi entrati nell’Unione Europea, essenzialmente quelli dell’Europa centrorientale, e adesso estendono il provvedimento alla parte rimanente dell’Unione Europea: evidentemente, temono gli effetti della grave recessione che si è abbattuta soprattutto sui Paesi meridionali dell’Unione Europea e temono soprattutto che si possa generare un flusso incontrollato di migranti. La cosa interessante è che persino le forze armate svizzere stanno prendendo in considerazione scenari di difesa intensificata delle proprie frontiere rispetto ad improvvisi deflussi migratori dai Paesi vicini.

D. – Dunque, parliamo di questione migratoria: prima l’Europa aveva il fronte del Mediterraneo da cui giungevano persone e ora invece si profila un altro fronte dal quale uscirebbero persone…

R. – Evidentemente, sì. D’altra parte, perfino nel nostro Paese, l’Italia, è un dato che fa discutere il fatto che sia ripresa una emigrazione verso l’estero specialmente da parte dei nostri giovani. Nel caso in cui venisse meno, per esempio, l’unione monetaria, se crollasse l’euro, non sarebbero da escludere sconvolgimenti tali da generare anche disordini e magari la voglia, in molte persone, di far fortuna altrove.

D. – Anche senza ipotizzare scenari ancora non intravisti …

R. - … speriamo non si verifichino, certo …

D. - … Speriamo tanto non si verifichino e, al di là di questi scenari, facciamo una riflessione tra il simbolico e il pratico, di questa presa di posizione della Svizzera...

R. – A volerla mettere così, diciamo che gli svizzeri hanno dato nuovamente prova di una forte resistenza all’idea di integrare grandi masse di persone non appartenenti al proprio Paese dentro ai propri confini. Non è un fatto che ci deve stupire più di tanto: fa parte del loro dna. Ci auguriamo, come tutti, che la situazione economica nel nostro continente migliori e che quindi i loro timori possano essere dissipati.

D. – Facciamo anche una riflessione sulle risorse: un Paese così piccolo – perché, dal punto di vista del territorio, non c’è confronto tra l’Unione Europea ormai a 28 Paesi (a luglio entrerà la Croazia) e il territorio della Svizzera – nel quale, però, si concentrano risorse monetarie e finanziarie notevoli ...

R. – Bè, c’è una grandissima tradizione nell’industria creditizia che rappresenta effettivamente la “gallina dalle uova d’oro” per la Confederazione elvetica. E’ stato anche un vantaggio, in momenti particolari della storia del nostro continente, che la Svizzera rimanesse neutrale: penso in modo particolare alle due guerre mondiali quando, effettivamente, la Svizzera poi offrì rifugio a perseguitati politici, ad ebrei che cercavano di sottrarsi alle persecuzioni naziste; ma penso evidentemente anche a ricchezze che dovevano essere salvaguardate rispetto alle sorti mutevoli della guerra.







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