Sud Sudan: nasce Comitato di riconciliazione. La Chiesa in prima linea
Due vescovi, un anglicano e un cattolico, guideranno un nuovo Comitato incaricato
di promuovere un processo di riconciliazione nazionale in Sud Sudan. Le nomine sono
state disposte dal presidente Salva Kiir, dopo la sospensione di un programma analogo
avviato dal suo vice Riek Machar. Secondo il quotidiano Sudan Tribune, alla guida
del comitato sono stati nominati l’arcivescovo anglicano Daniel Deng Bul e il vescovo
emerito di Torit mons. Paride Taban. Un precedente organismo - riferisce l'agenzia
Misna - era coordinato da un consigliere della presidenza, Tor Deng Mawien. L’anno
scorso Bul era stato incaricato di guidare gli sforzi tesi alla riconciliazione a
Jonglei, una regione del Sud Sudan dove dal 2011 scontri tra comunità per il controllo
delle risorse naturali hanno provocato circa 2000 vittime. Convinto sostenitore dell’indipendenza
del Sud Sudan da Khartoum, proclamata due anni fa, mons. Taban è fondatore e animatore
del Villaggio della pace della Santa Trinità a Kuron: un’esperienza nata nel 2005
con l’obiettivo di promuovere la convivenza e l’arricchimento reciproco tra le diverse
etnie del Paese. Fino a poche settimane fa le iniziative tese a favorire un processo
di riconciliazione erano state coordinate da Machar. Il vice-presidente era stato
poi privato dell’incarico con un provvedimento che, secondo alcuni osservatori, rivelerebbe
l’esistenza di una lotta di potere all’interno del Movimento di liberazione popolare
del Sudan (Splm) al governo a Juba. Secondo il Sudan Tribune, nel Paese più giovane
del mondo l’esigenza di una riconciliazione nazionale è vissuta in modi differenti.
A una visione essenzialmente spirituale, che prevede soprattutto iniziative di preghiera
finalizzate al perdono, se ne contrappone un’altra incentrata sull’esigenza di affrontare
le ingiustizie e i problemi sociali all’origine dei conflitti. Sul piano politico
intanto, Sudan e Sud Sudan hanno concordato l’apertura di dieci valichi lungo la frontiera
comune, una misura definita dai mediatori dell’Unione Africana “un passo importante
nel processo di integrazione” tra due paesi a lungo ostaggio di una guerra civile.
In una nota diffusa oggi dall’Unione Africana si sottolinea che l’intesa è stata raggiunta
ad Addis Abeba al termine di un incontro di cinque giorni tra i delegati sudanesi
e sud-sudanesi del Meccanismo congiunto politico e di sicurezza. Appena un anno fa
i due Paesi erano apparsi sull’orlo di un nuovo conflitto armato dopo la guerra civile
combattuta tra il 1983 e il 2005. L’intesa di Addis Abeba prevede l’apertura immediata
di otto valichi di frontiera, uno dei quali lungo il corso del Nilo. Passare da una
parte all’altra del confine sarà possibile anche in prossimità di Heglig, un’area
petrolifera contesa, a oggi controllata da Khartoum, che era stata all’origine dei
combattimenti e della crisi dell’aprile 2012. (R.P.)