2013-04-24 08:43:04

Sud Sudan: nasce Comitato di riconciliazione. La Chiesa in prima linea


Due vescovi, un anglicano e un cattolico, guideranno un nuovo Comitato incaricato di promuovere un processo di riconciliazione nazionale in Sud Sudan. Le nomine sono state disposte dal presidente Salva Kiir, dopo la sospensione di un programma analogo avviato dal suo vice Riek Machar. Secondo il quotidiano Sudan Tribune, alla guida del comitato sono stati nominati l’arcivescovo anglicano Daniel Deng Bul e il vescovo emerito di Torit mons. Paride Taban. Un precedente organismo - riferisce l'agenzia Misna - era coordinato da un consigliere della presidenza, Tor Deng Mawien. L’anno scorso Bul era stato incaricato di guidare gli sforzi tesi alla riconciliazione a Jonglei, una regione del Sud Sudan dove dal 2011 scontri tra comunità per il controllo delle risorse naturali hanno provocato circa 2000 vittime. Convinto sostenitore dell’indipendenza del Sud Sudan da Khartoum, proclamata due anni fa, mons. Taban è fondatore e animatore del Villaggio della pace della Santa Trinità a Kuron: un’esperienza nata nel 2005 con l’obiettivo di promuovere la convivenza e l’arricchimento reciproco tra le diverse etnie del Paese. Fino a poche settimane fa le iniziative tese a favorire un processo di riconciliazione erano state coordinate da Machar. Il vice-presidente era stato poi privato dell’incarico con un provvedimento che, secondo alcuni osservatori, rivelerebbe l’esistenza di una lotta di potere all’interno del Movimento di liberazione popolare del Sudan (Splm) al governo a Juba. Secondo il Sudan Tribune, nel Paese più giovane del mondo l’esigenza di una riconciliazione nazionale è vissuta in modi differenti. A una visione essenzialmente spirituale, che prevede soprattutto iniziative di preghiera finalizzate al perdono, se ne contrappone un’altra incentrata sull’esigenza di affrontare le ingiustizie e i problemi sociali all’origine dei conflitti. Sul piano politico intanto, Sudan e Sud Sudan hanno concordato l’apertura di dieci valichi lungo la frontiera comune, una misura definita dai mediatori dell’Unione Africana “un passo importante nel processo di integrazione” tra due paesi a lungo ostaggio di una guerra civile. In una nota diffusa oggi dall’Unione Africana si sottolinea che l’intesa è stata raggiunta ad Addis Abeba al termine di un incontro di cinque giorni tra i delegati sudanesi e sud-sudanesi del Meccanismo congiunto politico e di sicurezza. Appena un anno fa i due Paesi erano apparsi sull’orlo di un nuovo conflitto armato dopo la guerra civile combattuta tra il 1983 e il 2005. L’intesa di Addis Abeba prevede l’apertura immediata di otto valichi di frontiera, uno dei quali lungo il corso del Nilo. Passare da una parte all’altra del confine sarà possibile anche in prossimità di Heglig, un’area petrolifera contesa, a oggi controllata da Khartoum, che era stata all’origine dei combattimenti e della crisi dell’aprile 2012. (R.P.)







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