Napolitano conferisce l'incarico a Enrico Letta per un governo di servizio nazionale
Inizieranno oggi le consultazioni dei partiti da parte di Enrico Letta, il vicesegretario
del Pd che ha ricevuto ieri mattina dal capo dello Stato Napolitano l’incarico di
formare il nuovo Governo. Sul toto-ministri il premier incaricato ribadisce: “vi dirò
tutto se scioglierò la riserva, quando 1tornerò dal presidente della Repubblica”.
Giampiero Guadagni:
Un Governo
di “servizio nazionale”. Così Enrico Letta definisce il suo tentativo di formare il
Governo, che dovrà vedere un’intesa forte basata, spiega, sul confronto con tutte
le forze politiche. Un Esecutivo che, precisa ancora il vicesegretario del Pd, “non
nascerà ad ogni costo, ma del quale il Paese ha assolutamente bisogno”. Le priorità
del premier incaricato sono quelle indicate da saggi: riforme economiche per dare
risposte al lavoro che non c’è, alle imprese che chiudono, ai giovani che vanno via
dall’Italia. E le riforme istituzionali, partendo dalla riduzione del numero dei parlamentari
e nuova legge elettorale. Soddisfatto e rasserenato Napolitano, per il quale la sola
prospettiva possibile è una larga convergenza tra le forze politiche che possono assicurare
la maggioranza. E stavolta l'appello sembra raccolto. Il Pd assicura pieno sostegno
ad Enrico Letta. Così Scelta civica. Il Pdl apprezza, ma il segretario Alfano avverte:
se sarà un governicchio qualsiasi, noi non ci stiamo. Secca bocciatura invece dal
Movimento 5 Stelle. Per Grillo a Roma è in atto una spartizione di potere mentre il
Paese è alla canna del gas. Cauta la Lega. Sulla carta comunque il nuovo esecutivo
dovrebbe disporre di una maggioranza molto ampia.
Napolitano mette in luce
che c’è una sola prospettiva possibile: “Una larga convergenza tra le forze politiche
che possono assicurare la maggioranza''. Abbiamo sentito l’opinione di Claudio
Gentili, direttore della rivista La Società della Fondazione Toniolo:
R. – Sono convinto
che Letta sia una personalità di altissimo profilo nazionale e internazionale, che
mette insieme una impostazione innovativa nel campo dell’economia, nel campo delle
riforme istituzionali, nel campo del miglioramento della macchina pubblica, nel campo
dell’attenzione al lavoro, disoccupazione, precariato, e al tempo stesso una visione
moderata della politica.
D. – In questo momento, le esigenze sembrano due:
riforme istituzionali, soprattutto per quanto riguarda la legge elettorale, e poi
un contributo alla ripresa…
R. – Decisamente. Le imprese stanno chiudendo.
Dopo le elezioni, abbiamo avuto 50 giorni di grande confusione politica. Fortunatamente
i mercati non ci hanno penalizzato, ma c’è bisogno di risposte forte sia sul versante
di un nuova legge elettorale – per poter andare alle elezioni con una legge dignitosa
– ma soprattutto sul versante di una politica industriale, di una politica economica,
di una politica del lavoro, che da troppo tempo sono assenti.
D. – E’ importante
che sia stato scelto un esponente che tutto sommato ha una tradizione cattolico-democratica?
R.
– Io sono convinto di sì. Sono convinto che – così come il Papa Francesco ha commentato
la rielezione di Napolitano augurandosi che la sua illuminata guida possa unificare
il Paese e guidarlo saggiamente – i cattolici, cattolici democratici soprattutto,
possano dare un contributo preziosissimo al rilancio dell’Italia. Lo possono dare
a partire da una visione che si lega alla Dottrina sociale della Chiesa, ma anche
a un’idea moderna della politica: una politica che deve smetterla di essere vittima
di incapacità realizzativa, una politica che sappia decidere, perché la democrazia
è fatta di decisioni, non è fatta soltanto di conflitti.