Sarebbero stati liberati nel pomeriggio di ieri i due vescovi ortodossi siriani rapiti
lunedì nel nord del Paese. Lo riferisce la versione in arabo dell'agenzia Zenit. La
notizia non è stata ancora confermata ufficialmente. L’agenzia Zenit afferma che sin
da lunedì, quando i due presuli sono stati rapiti a nord-est di Aleppo, sono stati
compiuti ''intensi sforzi'' per liberarli. E nella mediazione sarebbero intervenuti
anche ''i vertici della Chiesa russa ortodossa, il ministro degli Esteri greco e l'inviato
speciale Onu per la Siria” Lakhdar Brahimi.
I vescovi ortodossi rapiti in
Siria stavano compiendo una missione: quella di liberare due loro sacerdoti, anch'essi
rapiti oltre due mesi fa. E' quanto rivela da Aleppo il nuovo amministratore apostolico
della città siriana, padre GeorgeAbouKazen. Al microfono di
FrancescaSabatinelli, il religioso ieri mattina aveva espresso la preoccupazione
per la sorte dei due vescovi, per i quali il capo ad interim dell’opposizione siriana,
George Sabra, sarebbe a lavoro per ottenerne il rilascio. Ascoltiamo l'intervista
realizzata prima della presunta liberazione:
R. – Purtroppo,
non abbiamo ancora delle informazioni esatte e neanche notizie da parte di coloro
che hanno rapito questi vescovi. Non sappiamo nulla, più o meno sappiamo qual è la
regione in cui si trovano, però esattamente dove siano e da chi o da quali gruppi
siano stati rapiti non lo sappiamo. Alcuni dicono si tratti di ceceni, di un gruppo
di jhiadisti ceceni. Ma quello che è certo è che l’autista del vescovo siro-ortodosso
che era con loro è stato colpito a morte. Ci è stato dato il suo corpo e domani alle
ore 11, ora locale, celebreremo i funerali.
D. - L’autista era un cristiano?
R.
- Un cristiano latino di rito romano, cattolico. Era un nostro parrocchiano.
D.
- Voi avete ipotizzato qualcosa? Questi due vescovi sono stati un obiettivo casuale
o volevano proprio loro?
R. - Questi due vescovi erano andati a liberare due
preti – rapiti due mesi e mezzo fa, il 15 febbraio – perché i loro rapitori avevano
promesso che glieli avrebbero riconsegnati. Gli ostaggi erano un prete di rito armeno
cattolico e un prete di rito bizantino greco-ortodosso. Sembra che ai due vescovi
sia stato detto di andare a prenderli. Erano arrivati ad un accordo e quindi erano
andati per prendere quei due sacerdoti.
D. - Vuol dire che i due vescovi rapiti
avevano dei contatti con un gruppo, con qualcuno che potrebbe essere l’autore del
rapimento? Voi sapete con chi avevano trattato i due vescovi?
R. - Quando si
contratta, come ben noto, questo avviene tramite la Croce Rossa o la Mezzaluna Rossa.
Poi, si arriva a un accordo, ma non si sa mai chi è l’autore: non è mai in prima fila,
viene sempre per terzo.
D. - Questi due vescovi che tipo di rapporti avevano
con i cristiani, con i musulmani della zona?
R. - Hanno avuto sempre buoni
rapporti con tutti. Non c’era dunque alcun tipo di problema legato al buon vicinato,
alla convivenza, anzi. Partecipavano sempre a gruppi di dialogo.
D. - Ma a
questo punto, secondo lei che cosa sarebbe opportuno fare? Come intervenire? Vi siete
rivolti a qualcuno?
R. - Noi non sappiamo ancora a chi rivolgerci. Come ho
sempre detto a tutti, i grandi della Terra sanno come comportarsi quando si tratta
di armare: potrebbero almeno intervenire per liberare la gente povera...
D.
- Quindi, cercare qualcuno che apra un dialogo con questi rapitori…
R. - O
chi li comanda…
D. - Cosa potrebbero chiedere in cambio dei due vescovi?
R.
- Non sappiamo niente. Quello che ho sempre detto è che non bisogna incoraggiare la
violenza dando le armi alla gente, ma battersi per una giusta riconciliazione, per
un dialogo fra tutti. Noi sappiamo bene che tutti gli altri dipendono da gente che
è di fuori, da potenze che non sono siriane. Quindi, questi li incoraggiano alla violenza
e alla guerra. Che li incoraggiano per un dialogo piuttosto! È questo quello che noi
vogliamo. Il dialogo, la riconciliazione: è questa la via giusta per la pace.