Colombia: appello dei vescovi al parlamento contro la legalizzazione delle nozze gay
In Colombia riprende al Senato la discussione del progetto di legge 47 che vuole introdurre
nel Paese i matrimoni omosessuali. La proposta è stata presentata l’anno scorso, dopo
una sentenza della Corte Costituzionale del 2011 che invitava il Congresso a legiferare
sulla materia entro due anni, ossia entro il 20 giugno prossimo, altrimenti le coppie
dello stesso sesso potranno ricorrere a un notaio per legalizzare la loro unione,
stabilendo un vincolo analogo a un matrimonio eterosessuale. Contro la legalizzazione
sono intervenuti nuovamente in questi giorni i vescovi colombiani che hanno inviato
una lettera ai membri del Congresso per chiedere di fermare l’iter legislativo. I
suoi contenuti sono stati anticipati da una conferenza stampa in cui il segretario
della Conferenza episcopale mons. José Daniel Falla Robles, vescovo ausiliare di
Cali, ha puntualizzato che la Chiesa non ha nulla contro le persone omosessuali o
contro il riconoscimento e l’esercizio dei loro diritti, ma che non si può dimenticare
che “il matrimonio e la famiglia svolgono un ruolo chiave”. La contrarietà della Chiesa
ai matrimoni omosessuali, ha inoltre chiarito il presule citato dall’Osservatore Romano,
non si basa su atteggiamenti intolleranti o discriminatori, ma su argomenti di natura
molto diversa che riguardano “il riconoscimento e il rispetto che tutti dobbiamo alla
persona umana e ai suoi valori fondamentali” tra i quali, appunto, la famiglia “nucleo
della società riconosciuto dalla Costituzione”. La lettera ricorda che “il matrimonio,
in tutte le culture, epoche e religioni, è un’istituzione formata dal legame stabile
di esseri biologicamente distinti e complementari” e “orientata alla procreazione
e all’educazione di figli e al sostegno reciproco tra i coniugi. Ponendo in tal modo
le basi della famiglia - spiega la missiva - il matrimonio contribuisce al bene comune
della società”. Pertanto, concludono i vescovi colombiani, dare alle unioni tra persone
dello stesso sesso un riconoscimento legale “implicitamente sovverte l’ordine stabilito
dalla natura umana e il nostro quadro giuridico e costituzionale”. Alla voce dei vescovi
cattolici si sono unite anche quelle di rappresentanti di altre comunità cristiane.
(A cura di Lisa Zengarini)